Ispirato a The Legend of Zelda, Tunic immerge il giocatore in un mondo avvolto dal mistero e pieno di pericoli. Una splendida avventura?
Una piccola volpe distesa su una spiaggia di un’isola misteriosa. Sola e disarmata, senza idea di dove si trovi e cosa deve fare. Così inizia Tunic.
Andrew Shouldice, lo sviluppatore di Tunic, ha dichiarato fin da subito l’ispirazione aThe Legend of Zeldadi Miyamoto. La sua intenzione era replicare in chiave moderna quella sensazione di mistero e piacere della scoperta presente nella primissima avventura di Link. Un senso di smarrimento e confusione in controtendenza ai giochi estremamente guidati a cui la massa è ormai abituata.
Shouldice ha preso ispirazione per Tunic anche da altri due generi ben conosciuti: i metroidiana e i souls-like.
Dal primo riprende il concetto di un mondo aperto ma tutto collegato, in cui è necessario sbloccare certe abilità o possedere particolari strumenti per entrare in nuove aree; oppure scoprire i segreti di quelle precedentemente visitate. Dal genere dei souls-like copia l’idea dei falò da dove ricominciare una volta morti, ricaricare l’energia (ma non l’equipaggiamento che rimane utilizzato) e anche i nemici. Alla morte tutti i punti accumulati non spesi si perdono altro se non viene recuperata l’anima.
A questa lista si aggiunge una terza fonte di ispirazione, forse un po’ forzata come associazione ma che ritengo comunque inerente: Myst.
Un mondo segreto e ancestrale, pieno di enigmi dalla difficile soluzione. Un mondo che mi ha ricordato quello di diversi decenni fa di Myst.
Tunic è a tratti anche cupo, nonostante lo stile grafico tenero faccia pensare l’incontrario. Giocarciè come essere un archeologo intento a scoprire gli arcani del passato.
Un rompicapo a mondo aperto
Tunic è un gioco d’esplorazione enigmatico. Non è un insieme di puzzle scollegati l’uno l’altro, ma il mondo stesso è un gigantesco indovinello in cui il giocatore deve scoprire che cosa fare per proseguire.
Si inizia su una spiaggia, senza nessun prologo o idea di chi sia il protagonista o perché si trovi in quel posto. Nemmeno un tutorial basilare o qualsivoglia spiegazione. Le meccaniche di gioco, dall’uso delle armi ai potenziamenti, vengono spiegate in fogli sparsi nell’area. In questi sono raccolte anche le mappe e informazioni sui nemici, ma soprattutto, indizi su come proseguire. A rendere ulteriormente difficile il compito l’uso di geroglifici nella maggior parte dei testi: bisogna pertanto essere attenti al più piccolo dei dettagli, controllare come sono posizionate le immagini e gli appunti segnati a penna. Anche gli oggetti raccolti hanno funzione ignote, e bisogna capirne la funzione tramite l’utilizzo.
Questo genere di esperienza può essere affascinante e intelligente quanto confusionaria.
Dipende tutto da quanto siete disposti a pensare e riflettere, dalla vostra pazienza e volontà di scoprire i segreti del gioco. Io non sono quel tipo di giocatore e non mi faccio problemi ad ammettere che Tunic è stato per questo motivo a tratti frustrante, anche alienante. Infatti, se in certi punti la direzione era chiara, in tanti altri ero completamente smarrito. Non avevo minima idea di cosa fare e dove andare, perdendo tempo in ogni anfratto della mappa sperando di trovare la strada corretta.
Gli indizi sono sempre presenti ma richiedono un’acutezza mentale e capacità di analisi ambientale superiore alla media.
Se da una parte comprendo la volontà di incentivare l’esplorazione e l’uso della materia grigia, dall’altra ho trovato certe soluzioni forzatamente inesplicabili. Solitamente un gioco è costruito su delle meccaniche e una struttura che, una volta comprese, forniscono al giocatore gli strumenti necessari per proseguire. Tunic segue questa regola in certe situazioni, altre volte è veramente tanto, forse troppo, ambiguo come funzionano certi meccanismi.
Spada, scudo e magia
Tunic prende spunto dai Souls anche per i combattimenti ma in versione semplificata. Una solo spada e scudo, qualche arma magica e solo sei statistiche da migliorare. Tuttavia, non si fa mancare la stamina, che però viene consumata solo per azioni speciali e la schivata (l’attacco invece è sempre disponibile), come anche una parata attiva.
Potenziamenti al lume di falò
Al falò si possono sacrificare i soldi e certi oggetti per potenziare il personaggio: l’energia vitale, la stamina, la magia, potenza di attacco e difesa.
Comprendere come potenziare il personaggio non è affatto intuitivo, e bisogna scoprire il modo in una delle pagine del manuale.
I comandi non godono di una responsività immediata. Se, per esempio, si esegue una schivata, non è possibile attaccare immediatamente fino alla conclusione dell’animazione. Bisogna pertanto anticipare le mosse del nemico, perché non è possibile premere freneticamente i tasti e sperare che il personaggio reagisca. Ogni azione ha la sua finestra dedicata nella quale nessun’altra è permessa.
All’inizio questo sistema può risultare frustrante perché si ha la sensazione di non essere in controllo. Col tempo e un po’ di pratica ci si abitua, ma rimane comunque un metodo forse un po’ troppo ostico.
Tunic all’apparenza sembra un prodotto destinato ai bambini: un’estetica estremamente dolce, un cucciolo peloso come protagonista e un mondo colorato. Una deliziosa veste che nasconde un’anima profondamente punitiva che si scopre in breve tempo al primo incontro con i nemici: questi sono diversi ma tutti incredibilmente bravi a togliere sezioni di energia vitale al giocatore. Ognuno di loro è dotato di punti di forza e debolezze, sfruttabili utilizzando poteri magici. Tali magie, seppur poche, offrono una propria funzione specifica e un’aggiunta utile al proprio arsenale. Lo stesso si può dire degli oggetti, sia passivi come cibo curativo o miglioramenti momentanei di alcuni attributi, sia attivi come esplosivi e armi da fuoco.
Impossibile fallire
Se non siete avvezzi ai combattimenti e stufi di morire, Tunic offre due opzioni per voi nella sezione dedicata all’accessibilità: La prima permette di attivare l’immortalità, mentre la seconda rende infinita la barra della stamina.
Invece di una scelta così radicale, avrei preferito un livello di difficoltà personalizzabile come ad esempio fatto in Marvel’s Guardian of The Galaxy, o nell’ambito indipendente, in Going Under. Entrambi i titoli citati permettono di regolare i danni ricevuti e inflitti.
Durante l’avventura bisogna anche affrontare dei boss. Questi sono ostici e dotati di un set di mosse e attacchi sufficienti da impegnare il giocatore più abile.
Pulito e colorato
Tunic sfoggia una visuale dalla particolare estetica giocosa e favolistica. Pulito e luminoso. Estremamente fluido nelle animazioni e dotato anche di un’interazione ambientale, non particolarmente sviluppata perché non necessario, ma la cui presenza è comunque una piacevole aggiunta.
La visuale isometrica permette allo sviluppatore maggior controllo su cosa mostrare e nascondere al giocatore. Questo significa che tutto ciò che è necessario vedere si può vedere; deve quindi essere il giocatore ad aguzzare la vista per vedere la strada celata. Tuttavia, alcune volte mi sono perso in un bicchiere d’acqua perché incapace di individuare la strada: la visuale non sempre aiuta e certe palette cromatiche rendono faticoso notare le porte nell’oscurità. Un problema rilevante, in quanto Tunic fa uso di scorciatoie nascoste, ovvero poco visibili o completamente invisibili (perché l’entrata reale si trova da un’altra parte). In un gioco già criptico di sua natura, avrei preferito una maggiore evidenziazione delle strade.
scritto da Filippo Giacometti e pubblicato il giorno
Commento Finale
Tunic non è un gioco per tutti: la sua natura criptica chiede al giocatore uno sforzo mentale superiore alla media. Tuttavia, per chi è dotato di pazienza e voglia di sforzare il cervello, Tunic offre un'avventura genuina e affascinante, incentivando l'esplorazione e mettendo il giocatore di fronte a enigmi cervellotici e dalla soluzione per nulla banale. I combattimenti sono ostici, ma praticamente secondari grazie alla possibilità di attivare l'immortalità, in qualsiasi momento, dal menù di gioco. Per concludere, grazie a una grafica piacevole e pulita, Tunic risulta estremamente piacevole anche alla vista e gira tranquillamente sulla maggior parte dei sistemi.
Gameplay
Meccaniche di gioco e level design
88
Tecnica
Grafica e ottimizzazione
80
Arte
Direzione artistica, storia e musiche.
92
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Commento Finale
Tunic non è un gioco per tutti: la sua natura criptica chiede al giocatore uno sforzo mentale superiore alla media. Tuttavia, per chi è dotato di pazienza e voglia di sforzare il cervello, Tunic offre un'avventura genuina e affascinante, incentivando l'esplorazione e mettendo il giocatore di fronte a enigmi cervellotici e dalla soluzione per nulla banale. I combattimenti sono ostici, ma praticamente secondari grazie alla possibilità di attivare l'immortalità, in qualsiasi momento, dal menù di gioco. Per concludere, grazie a una grafica piacevole e pulita, Tunic risulta estremamente piacevole anche alla vista e gira tranquillamente sulla maggior parte dei sistemi.