Se vi aspettate un lungo pezzo che parla della differenza fra PS4 e Xone siete nel posto sbagliato. Questo articolo non vuole fare una analisi sulle prossime console ma vuole rispondere alla domanda: Come saranno i videogiochi nel futuro prossimo?
Il panorama odierno
Prima di iniziare a parlare dei videogiochi del futuro è giusto fare un’analisi del panorama videoludico odierno. Come sono i videogames oggi? La prima risposta che mi viene in mente è anche quella più banale: sono molto più costosi. Rispetto al passato sviluppare un gioco adesso richiede molto più pecunia, i costi sono diventati incredibilmente alti per le grandi produzioni tripla A e non è raro leggere di chiusure di sviluppatori che, nonostante vendite tutto sommato positive, non sono riuscite a guadagnare a sufficienza per coprire i costi di produzione; ai giorni d’oggi a vincere sono i titoli più grossi e cattivi, quelli in grado di dominare il mercato e vendere una caterva di copie, serializzando e trasformandosi in veri e propri blockbuster. Questo fenomeno ha avuto diversi risvolti negativi: per vendere molto bisogna saper vendere ciò che si ha, facendo sembrare il proprio prodotto più bello degli altri; anche per questo, rispetto al passato diversi soldi vengono spesi per il marketing. I budget enormi non servono solamente allo sviluppo del gioco in sé, ma anzi, gran parte vengono usati per campagne pubblicitarie milionarie. Per questo motivo ormai diversi sviluppatori di fama affermano che in un futuro non poco lontano i titoli tripla A (cioè quelli ad alto costo di produzione) diminuiranno, diventando sempre più ambiziosi e di conseguenza costosi. Ma perché costa così tanto sviluppare un gioco? Non basta più un programmatore e molta fantasia per creare un titolo di successo; un videogioco moderno richiede centinaia di persone, un team capace formato da artisti, programmatori, musicisti, sceneggiatori ecc. Le meccaniche di gioco sono sempre più semplice e allo stesso tempo incredibilmente complesse sotto il cofano. Bisogna sopportare costi di produzione enormi perché gli standard odierni lo richiedono. Questa commercializzazione ha portato purtroppo anche ad un calo di qualità di diverse serie, rendendo irritabili quei giocatori che pretendono qualità prima di tutto. I publisher devono accontentare le masse, peccato che le masse non siano in grado di distinguere un buon titolo dalla solita minestra riscaldata (chi ha detto Call of Duty?). Fortunatamente esistono anche titoli che puntano al massimo della qualità, cercando di evolvere il genere, riuscendo così ad ottenere il consenso del pubblico e della critica; un esempio di importanza è sicuramente The Last of Us, titolo dall’indiscussa qualità che è riuscito e riesce a vendere diverse migliaia di copie, dimostrando che non serve essere banali per poter vendere. Io sono sempre felice di vedere sviluppatori che mettono passione per quello che fanno, che creano perle videoludiche indimenticabili. Ai grandi sviluppatori si contrappongono i piccoli sviluppatori, i cosiddetti indie, quel genere un po’ di nicchia che rappresenta però i veri videogames, quelli di una volta, pensati per chi se ne intende davvero. Un po’ come il cinema d’autore bilancia i grandi blockbuster. Gli indie games, a fronte di un budget ridotto, si possono permettere originalità e fantasia, senza rischiare troppo, anzi a volte riescono a guadagnare cifre incredibili (qualcuno ha detto Minecraft?). In questo periodo questo genere si sta vedendo aprire le porte da Sony e Microsoft per le attuali e prossime console, grazie anche alla struttura simile al PC di quest’ultime; Io spero come molti che questi piccoli ma grandi sviluppatori riescono ad avere il posto che meritano.
Evoluzione e regressione
Dopo aver spiegato come funziona l’industria del commercio è ora giunto il momento di parlare di come sono cambiati i giochi oggi. Ripetendo quanto detto prima, i videogiochi moderni sono più grandi e cattivi, sono blockbuster multimilionari dai grandi costi produttivi. I grandi titoli tripla A sono sempre più simili a film interattivi: le trame assumono più rilevanza, andando a toccare a volte picchi narrativi di sublime bellezza, colpendo il giocatore con storie emozionanti e realistiche; se avete giocato a The Last of Us ma anche all’eccellente Bioshock Infinite, sapete di cosa sto parlando. Queste storie così belle sono però ancora troppo poche, si punta molto di più sulla spettacolarità e l’effetto “wow”, lasciando da parte trama che toccano tematiche delicate e poche discusse. Come si dice “tanti effetti, poco affetto”. Il gioco si è evoluto ma allo stesso tempo è anche regredito: si è evoluto perché diversi sviluppatori con passione per il loro lavoro cercano sempre di portare il nostro hobby preferito ad un livello successivo; storia di impatto e che lasciano tracce indelebili nei nostri cuori da gamer. Naughty Dog o Quantic Dream puntano molto sulla narrazione, con risultati straordinari. Si è regredito perché diversi giochi sono puri prodotti commerciali, senza anima e passione, sviluppati solo per far soldi facili ed indirizzati ad un pubblico generico, o meglio casual. Il multiplayer, in italiano multigiocatore; parola che ci siamo ritrovati all’interno del menù tante volte, troppe volte, su titoli dove questa parola stona (un po’ come per me stona male “singleplayer” su Battlefield). La tendenza di inserire l’online in titoli dove non c’è n’è bisogno è una cosa che non sono mai riuscito a capire; certo ovviamente aumenta la longevità, può sempre far piacere, ma personalmente certi giochi sono belli anche senza e l’aggiunta del multigiocatore serve solo ad attirare più gente. Ma come mai il multiplayer è più fondamentale rispetto ad un tempo? Innanzitutto la sua diffusione è dovuta al fatto che la struttura online sono molto più evolute rispetto al passato: sia Microsoft che Sony puntano molto sulla componente online e social con ingenti risorse spese per questo settore. Le linee ad alta velocità sono più diffuse, ormai è possibile accedere al web da qualsiasi dispositivo, siamo costantemente connessi. La componente multiplayer genera più profitti perché è a lungo termine, basti pensare a COD o BF, due dei migliori titoli per quanto riguarda questa modalità. Il multiplayer è in grado di allungare la vita di un gioco per diversi anni, io stesso faccio una partitina a BF ogni giorno. A questo si aggiungono DLC ed add-on, che tengono impegnati gli utenti fino all’arrivo del prossimo titolo. Scaviamo più a fondo: perché il multiplayer piace così tanto alla gente? La risposta può essere molto soggettiva, ma penso che tutti saranno d’accordo che giocare insieme o contro altre persone reali sia più divertente che con l’A.I del computer. L’uomo è imprevedibile, ogni partita non è mai identica a quella precedente, ci si diverte come quando si fa qualsiasi altra cosa in gruppo. Inoltre c’è il fattore competizione da considerare: vincere piace a tutti, no? Il multiplayer ci permette di provare le nostre abilità, di confrontarci con altri giocatori, e quando battiamo gli altri scaturisce in noi un senso di appagamento e soddisfazione, come quando si vince una partita di calcio o uno sport qualsiasi. L’euforia della vittoria, il sentirci più bravi degli altri, la sfida continua e l’adrenalina. Secondo voi perché il multiplayer di COD piace così tanto? Per il gameplay complesso e bilanciato? ahhhhh! No, per il semplice fatto che permette anche al più nabbo (escluso Matteo Santicchia) dei giocatori di vincere con facilità senza essere un mostro di bravura, è immediato e facile, per questo vende. Sinceramente non mi piace vincere troppo facilmente, non dà soddisfazione.
Il Futuro Dei Videogames
Dopo aver analizzato il presente a sufficienza è ora di parlare del futuro, provare a prevedere in che direzione andranno i videogiochi nei prossimi anni. Riprendiamo gli stessi argomenti precedenti e proviamo ad immaginare cosa succederà tra un paio di anni. I costi saranno sempre gli stessi? Probabilmente sì, diversi sviluppatori affermano che i giochi per le nuove console non costeranno molto di più di quelli attuali, contando poi sul fatto che le future PS4 e Xone sono molto più facili da programmare e quasi identiche sul versante hardware. Quali vantaggi porteranno le nuove console? Nessuno di noi spera che i giochi del futuro siano sempre gli stessi con la grafica pompata, ma tutti noi vorremmo vedere giochi che sfruttano i processori per aggiungere cose che prima non si potevano mettere. Per questo una delle tendenze per la next-gen è quella dei titoli oper-world: le nuove console sono in grado di ricreare mappe enormi, dinamiche, vive e con molti eventi casuali. Sono diversi i titoli di questo genere in uscita questo e il prossimo anno, come Watch Dogs, GTA V, AC, Destiny, inFamous, The Division ecc. La nuova generazione promette di dare maggior libertà al giocatore, più possibilità di approccio e giochi anche, teoricamente, più lunghi. E il multiplayer? Il multigiocatore non sarà più una modalità a parte ma verrà integrato all’interno del single-player, diventerà insomma quasi come un MMO, con la differenza però che ognuno ha il proprio mondo di gioco e gli altri giocatori possono intervenire quando ne hanno voglia, ed è inoltre possibile giocare anche alla vecchia maniera usufruendo del titolo da solo. Mondi più grandi ed interattivi, popolati da altri giocatori. Quali sono i pregi ed i difetti di questo sistema? Il pregio principale è lo stesso degli altri giochi multiplayer: diventa più divertente giocare se i tuoi compagni virtuali sono comandati da vere persone. La componente online rende più longevo il gioco. Pensate è le possibilità che ci possono essere: gli sviluppatori per tenere vivo il gioco potrebbero aggiungere continuamente nuove missioni o addirittura modificare il mondo di gioco, un po’ come fa la Blizzard con Wow. I difetti? Difficile dirlo, fin quando non si gioca, ma viene da chiedersi se i giocatori che si trovano online non possano rovinare l’esperienza single-player, inoltre è da vedere che tipo di storia vuole narrare il gioco, non tutti i giochi si possono adattare all’open-world e di certo io non voglio vedere giochi tutti uguali. Non sono solito fare previsioni su cose che non ho toccato con mano, ma so di certo che l’online in futuro sarà fondamentale per avere un’esperienza completa. Adesso voglio parlare di un genere molto diffuso in questa generazione: gli sparatutto. Gli FPS o TPS hanno dilagato negli ultimi anni, grazie anche al fenomeno COD, è uno dei generi più usati per far soldi. Come mai piacciono così tanto? In realtà anche qui è questione di opinioni. Una risposta può essere che gli FPS sono il genere più frenetico, l’uso di armi esistenti o simili da maggior realismo, sparare ad orde di nemici virtuali aiuta a sfogarsi o semplicemente piace perché diverte. Purtroppo questo genere è ridondante ai giorni nostri, e manco a dirlo, sono troppo simili tra loro; si copiano, mancano di originalità, non sanno come distinguersi. Pochi sono gli esempi di shooter degni di nota, molti vogliono andare sul sicuro scegliendo come esempio il gioco che va più di moda, ovvero le guerre moderne. Diversi fanno campagne singolo giocatore scarse e dimenticabili puntando tutto sul multiplayer. Cambierà questo genere con la nex-gen? Sicuramente ci sarà qualcuno che cercherà di portare sul mercato qualcosa di diverso, ma difficilmente vedremo uno stravolgimento del genere. Probabilmente non ce n’è bisogno, le meccaniche sono consolidate, secondo me bisogna puntare molto sulle basi principali di uno sparatutto che identifico in tre punti: feedback delle armi, intelligenza artificiale e la fisica. Punto primo: negli sparatutto si spara, giusto? E con cosa si spara? Con le armi, queste devono essere realistiche, non nel senso che devo essere riproduzioni di armi realmente esistenti, ma devono sembrare vere al giocatore quando le usa; il rinculo, il caricatore, la precisione, il peso, la potenza e velocità devono essere ben chiare quando si usa un’arma; anche l’estetica è fondamentale, le animazioni quando spara o ricarica. La personalizzazione è un altro elemento che può migliorare uno sparatutto, avere la possibilità di scegliere come equipaggiarsi o modificare le nostre armi; rende il tutto più tattico e strategico. Punto secondo: L’intelligenza artificiale è l’elemento che è stato meno sviluppato in questi anni. Sono infatti pochi i titoli con un A.I degna di nota, in grado di impegnare il giocatore. Tanti sparatutto hanno al posto di nemici agguerriti e pericolosi dei manichini che sparano per sbaglio; tutto per accontentare quelli che è già tanto se riescono a tenere in mano il joystick. I processori di nuova generazione sono molto più potenti e sarebbe bello vedere qualche gioco in cui i nemici usano tattiche di accerchiamento, siano reattivi alle nostre mosse, reagiscono a quello che facciamo e si adattino di conseguenza. Secondo me si dovrebbe anche dare personalità ai nostri avversari, renderli più umani e con un comportamento variegato. Vorrei vedere FPS dove i nemici siano più realistici, ad esempio perché in tutti i giochi quando ci arriva addosso una squadra d’assalto non c’è un ufficiale che coordina la squadra? Inoltre se un nostro compagno viene ferito e cade a terra noi andiamo ad aiutarlo, sarebbe bello vedere un comportamento simile anche per i nemici, sarebbe ancora più bello avere nemici che compiono azioni anche non prettamente logiche, mi spiego: ad esempio se noi uccidiamo il cattivo A magari il cattivo B si incazza, esce fuori dalla copertura e ci svuota il caricatore addosso. Quello che voglio insomma è una A.I realistica ed imprevedibile come un giocatore reale. Punto terzo: la fisica rende vero il nostro mondo e pertanto se un videogioco ha una fisica ben sviluppata sarà di conseguenza molto più reale. Effetti particellari che vengono stimolati dall’ambiente, oggetti distruttibili e le altre varie forze naturali del mondo. In questo settore si sono fatti molti progressi, i nuovi tool di sviluppo hanno raggiunto traguardi incredibili. La fisica per un FPS è più importante che in qualsiasi altro gioco, perché la potenza delle armi è molto influenzata da quest’ultima; se ad esempio la gravità non è stata ben sviluppata tutti i nostri colpi potrebbero venire sbagliati. Inoltre la fisica permette approcci più variegati e dinamici; possiamo usare gli elementi di gioco a nostra disposizione, far esplodere pareti all’occorrenza o usare la fisica contro il nostro nemico. Chiusa questa lunga parentesi sugli FPS, potrei parlare anche di altri generi, ma non se sento il bisogno, quello degli sparatutto è la tipologia di giochi che dovrebbe subire maggior cambiamenti, inoltre sia la fisica e A.I sviluppata sono cose che pretendo a prescindere qualsiasi sia il genere, ovviamente che di più e chi di meno.
Nuovi modi di giocare
Dopo aver discusso approfonditamente sul futuro dei videogiochi è ora tempo di parlare di come giocheremo. Per chi segue il mondo della tecnologia, come saprà in questi anni e uscita ogni tipo di periferica, ormai possiamo usare quasi ogni singola parte del nostro corpo per comunicare con i nostri device. Andiamo con ordine: nel settore gaming abbiamo il ben noto Kinect, il Kinotto per gli amici; il gadget Microsoft si è dimostrato un apparecchio efficace e preciso in grado di cambiare il modo di giocare, ma non solo, viene anche attualmente usato per applicazione non ludiche. La casa di Redmond punta molto sul gioco in movimento, fin tanto che lo ha inserito in ogni xone rendendolo obbligatorio per fare diverse funzioni. La Sony di canto suo segue l’onda, ma più per moda che interesse; Il papà della play preferisce il vecchio stile e a me sinceramente piace così.
Conclusione
Bravi! Sieti riusciti a leggere fin qui! Avete vinto un biscotto al gusto di cicuta! Scherzi a parte, il futuro dei videogames è un mistero, anche per il noto analista Michael Patcher. Io ho cercato di spiegare in questo articolo, cosa penso e cosa vorrei vedere nei prossimi anni. Voi siete ovviamente liberi di pensarla come volete, sono opinioni personali le mie.