La presentazione di Google Stadia è stata uno degli eventi che più mi ha emozionato dai tempi dell’annuncio del primo iPhone.
Durante quell’ora del 2019 ebbi la sensazione di trovarmi davanti alla rivoluzione dell’industria videoludica. Qualcosa di veramente nuovo e innovativo era finalmente giunto ed ero entusiasta del futuro.
Nonostante un nome importante come Google.
Nonostante gli investimenti multimilionari per portare avanti il progetto e l’avanguardia tecnologica.
Nonostante tutto ciò, Google Stadia si è dimostrata un fallimento.
I soldi sono niente senza idee
Il motivo principale del fallimento di Google Stadia è la totale ignoranza dei desideri dei videogiocatori.
Puoi avere tutti i soldi di questo mondo ma se non hai una visione chiara; se non comprendi le necessità delle persone a cui vuoi vendere il tuo prodotto alla fine fallirai.
In un mercato competitivo come quello dei videogiochi serve anche la passione. Senza di essa non potrai mai essere il migliore e i giocatori pretendono, costantemente, il meglio.
L’arroganza è stato il peccato che ha portato al fallimento di Google Stadia. La convinzione di conoscere un mercato che, come dimostrano i fatti, per loro è una sfinge.
Google Stadia è interessante per pochi
Cosa offre Google Stadia rispetto alla concorrenza?
Stadia permette di usufruire i videogiochi in un nuovo modo ma non propone nessuna esperienza videoludica inedita.
Io giocatore PC e console ho zero motivi per essere interessato a Stadia. Non mi offre centinaia di titoli in un abbonamento mensile conveniente come fa Microsoft; non mi regala esclusive di alta qualità come fanno Sony e Nintendo. Neppure mi offre la potenza di un computer e la stessa varietà di videogiochi.
Stadia punta a una nicchia di videogiocatori che vuole giocare a tripla A ma non possiede l’hardware apposito.
Un pubblico che comunque fatica a conquistare a causa di politiche dei costi poco sensate e pochezza di titoli.
I 400 titoli annunciati da Google saranno per la maggior parte piccoli giochi di indipendenti (se ci saranno ancora, dopo la chiusura dei team di sviluppo). Offrire tanto ma poco interessante non è la strada giusta per un servizio del genere.
Google Stadia ha bisogno di un titano videoludico. Un gioco superiore per grandezza e ambizione a tutto ciò che abbiamo visto sul mercato.
Meglio uno grande, che tanti piccoli
Stadia ha bisogno di un’esclusiva per mostrare i muscoli del cloud gaming. Un titolo per attirare l’attenzione di tutti i giocatori, cha siano casual o hardcore.
Io mi immagino un mondo virtuale simile a quello del film Ready Player One. Più attinente alla realtà, un Star Citizen con però una data di uscita.
Una realtà virtuale accessibile da chiunque, pensata per adattarsi alle esigenze del giocatore e duratura nel tempo. Un progetto rischioso in quanto costoso, ma a Google manca il coraggio non i soldi.
Avere un solo grande titolo invece di tanti permette anche di creare un hardware dedicato. Ad esempio, se è presente la distruttibilità ambientale Google può creare una componente specifica per quella funzione. Può anche ottimizzare l’hardware anche meglio di come già avviene su console, avendo un unico titolo.
Tramite una perfetta simbiosi tra hardware e software Google sarebbe in grado di migliorare i tempi di sviluppo. Inoltre riuscirebbe a ottenere ottime prestazioni con meno potenza grafica rispetto a un computer normale.
Le mie sono solo ipotesi, ma secondo me è la decisione giusta per un servizio di streaming. Ognuno deve sfruttare i suoi punti di forza, non replicare le strategie degli altri sperando che siano altrettanto proficui.
Servizio ad abbonamento
Stadia fa pagare per ogni singolo titolo e a prezzo pieno. Un modello di business inadatto per il mercato attuale. Microsoft con il gamepass ha cambiato il mercato, fintanto che molti altri publisher (e probabilmente anche Sony nel breve futuro) hanno proposto servizi simili.
Stadia deve adattarsi a questo mercato perché altrimenti rimarrà poco appetibile per il pubblico.
Un modello come quello di Amazon Luna, servizio di game streaming del colosso dell’e-commerce, con pacchetti di abbonamento per publisher è una strategia sensata. In questo modo il cliente può personalizzare il proprio catalogo, spendendo secondo necessità. Sarebbe interessante anche un abbonamento per titoli indipendenti, in modo da aumentare il numero di persone che li giocano e quindi le probabilità che diventino popolari.
Google Stadia ha il potenziale per diventare un colosso nell’industria dei videogiochi. Molto probabilmente come sta avvenendo con i film, e ancora prima la musica, anche per i videogiochi il futuro sarà lo streaming.
Se Google Stadia vuole sopravvivere deve imparare dai propri errori. Adattarsi alle reali esigenze del suo potenziale pubblico e trovare qualcuno con passione che sappia dirigere l’azienda verso nuovi orizzonti.