La maturità raggiunta dai videogiochi moderni hanno spinto molti a chiedersi se i videogames possono essere considerati una forma d'arte.
Il 29 novembre 1972 la Atari rilasciò sul mercato PONG, il capostipite dei videogiochi commerciali e l’inizio di un business ormai multimiliardario.
Oggi i videogame sono protagonisti della vita di milioni di persone: si calcola che i videogiocatori nel mondo siano più di 2.2 miliardi e solo in Italia 17 milioni. Grazie all’avanzamento della tecnologia, i budget multimilionari e il maggior numero di piattaforme, l’industria del videogioco gode di ottima salute.
Quello che un tempo era un semplice sviluppatore, oggi è un narratore con a disposizione un potentissimo mezzo di comunicazione con il quale può raccontare storie capaci di toccare l’animo umano, parlare di filosofia e far vivere avventure incredibili. Una forma espressiva che attinge dal disegno, il cinema, la musica e la scrittura e li unisce all’interattività per creare un’esperienza unica e moderna.
Il medium videoludico ha raggiunto una maturità tale che non può essere considerato solo un pure e semplice passatempo: personaggi come Hideo Kojima e il capolavoro Metal Gear Solid o Ken Levine con la serie Bioshock, per citarne alcuni, hanno dimostrato il potenziale del videogame.
Con un sempre maggior numero di titoli che puntano sul lato narrativo e artistico, si è acceso il dibattito sulla validità dei videogiochi come forma d’espressione artistica.
Il videogioco può essere considerato una forma d’arte?
Cos’è l’arte?
L’arte è soggettiva: non esiste una descrizione tecnicamente valida e condivisa all’unanimità basata su evidenze incontrovertibili. Ogni definizione è puramente personale e relegata esclusivamente alla persona che la esprime. L’arte è pertanto un’opinione.
L’arte è anche interpretativa in quanto ognuno la percepisce in maniera diversa. Non esiste la perfetta uguaglianza in natura e quindi l’arte viene percepita da ognuno in modo diverso.
Io considero l’arte una forma di comunicazione indiretta tramite un mezzo espressivo.
Si può scomporre in quattro elementi chiave:
L’artista (il messaggero): colui che esprime il messaggio. Il personaggio che esprime il proprio io e la sua essenza nell’opera.
L’opera d’arte (il messaggio): il messaggio che l’artista vuole comunicare. Può esprimere un’idea o suscitare un’emozione. Può avere uno scopo e un obiettivo o può essere libero e astratto. Non esiste un limite a cosa può essere l’arte.
Il mezzo espressivo (lo strumento): lo strumento che l’artista utilizza per comunicare. Deve essere distintivo e unico per ogni tipo di arte. Ad esempio, il pittore utilizza le forme e i colori per esprimersi. Il compositore usa il tempo e i suoni.
Il pubblico (il ricevente): il ricevente del messaggio dell’artista. Coloro che ricevono l’opera e la interpretano secondo la propria visione.
Questo è lo schema che ho identificato alla base di tutte le forme d’arte certificate e riconosciute a livello mondiale. Ovviamente, ci tengo a ribadirlo, è strettamente soggettivo.
Arte è qualsiasi cosa che necessita opera d’ingegno e una qualsivoglia forma di creatività: è arte scrivere canzoni, libri, dipingere, fare sculture, ma anche programmare e fare videogiochi
Pierpaolo Greco – multiplayer.it
Come si riconosce una forma d’arte
Prendiamo per esempio il cinema, l’arte che più si avvicina al videogioco: il regista è l’artista, in quanto la persona che impone la sua visione del film. La pellicola è ovviamente l’opera d’arte e la macchina da presa il mezzo espressivo. Infine gli spettatori sono il pubblico.
Il sistema di comunicazione identificativo del cinema è la telecamera. Sia essa virtuale o reale è lo strumento che il regista usa per parlare con lo spettatore. La colonna sonora (la musica), la sceneggiatura (la scrittura) e la recitazione (il teatro) sono parti presenti ma non fondamentali. Per fare un film non serve quindi avere attori, una musica o una trama. Il cinema nel suo stato più puro è narrazione tramite immagini in movimento.
Si può considerare un film anche il video di una busta mossa dal vento.
Nei videogiochi possiamo identificare lo sviluppatore (inteso come Lead Designer o l’intero studio di sviluppo) come l’artista, in quanto creatore dell’opera. Il videogioco è certamente l’opera d’arte e il pubblico siamo noi, i videogiocatori. Ho lasciato il mezzo espressivo per ultimo perché è questo elemento a mettere in dubbio l’autenticità artistica del videogioco.
Stando alla mia descrizione, Il mezzo espressivo deve essere univoco ed esclusivo. Se spogliamo il videogame dagli orpelli artistici aggiuntasi nel tempo ciò che rimane è il gameplay, la componente basica di ogni videogioco.
Il fatto che il videogioco contenga diversi elementi artistici non lo rende automaticamente una forma d’arte perché la parte ludica, alla base del gioco, non è arte. È irrilevante se durante lo sviluppo vengono impiegati disegnatori, modellatori, compositori, attori, sceneggiatori etc. In quanto sono tutte figure provenienti da altre tipologie di arte.
I limiti del videogioco
Per quanto possa essere evoluto il videogame rimane pur sempre un gioco: un’attività d’intrattenimento basata su delle regole che richiede la partecipazione diretta del giocatore (o più giocatori) e non ha altri fini se non quello di sfidare il suo partecipante.
Il gioco pertanto non comunica nulla, non ha un’artista né un mezzo d’espressione. Stando a questa definizione il videogioco non è una forma d’arte. Tuttavia è innegabile il valore artistico intrinseco in certi videogiochi e il loro potere di fare riflettere su tematiche e suscitare emozioni.
Chiunque abbia giocato a The Last of Us conosce bene la brutalità e crudeltà di quel mondo, che non è altro la natura umana nella sua forma più animale. Un titolo che trasporta il giocatore in un viaggio di formazione travolgente quanto avventuroso impossibile da vivere se non giocandoci in prima persona.
Nel 2011 il videogioco è stato inserito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti come forma d’espressione protetta dal Primo Emandamento. Alla pari, dal punto di vista legale almeno, di cinema, musica, letteratura, teatro, radio e tutte le altre arti.
Una componente fondamentale del videogioco, come per esempio il level design, non comunica nessun messaggio allo spettatore. Il level design svolge un ruolo puramente funzionale e il suo scopo è creare un ambiente di gioco in grado d’intrattenere il giocatore. Lo stesso vale per il gameplay, per la componente tecnica, per tutti quegli elementi puramente ludici.
Se analizziamo The Last of Us, l’abilità di potenziare l’udito a comando non ha una motivazione artistica e serve solamente ad aiutare il giocatore. Esempi simili, come la necessità di fare crafting o la varietà dei nemici, sono tutti elementi per migliorare la giocabilità.
Il videogioco può essere arte solo quando la parte ludica è arte. Quando anche il gameplay diventa l’espressione dell’artista.
Come può il videogioco essere arte?
Il problema dei videogiochi odierni è che tendono ad avvicinarsi alle altre forme d’arte invece di sfruttare il potenziale del gioco. Heavy Rain e il recente Detroit: Become Human di Quantic Dream o anche le serie di Telltale Games utilizzano il mezzo espressivo del cinema. L’unica componente ludica è la possibilità di prendere decisioni e cambiare gli eventi della storia.
Questi sono casi in cui la componente ludica è stata limitata in favore della storia. Un genere che sinceramente non ho mai apprezzato particolarmente per la sua natura più cinematografica che videoludica.
La sfida è creare un videogioco che mantenga la sua personalità ludica e contemporaneamente riesca a esprimere il suo lato artistico in ogni aspetto.
Data la complessità dei giochi moderni è difficile dividere le diverse arti dalla componente ludica. Un modo per capire se un videogame è arte a provare a immaginarlo con un gameplay diverso: se ad esempio prendiamo The Last of Us e lo immaginiamo come uno sparatutto in prima persona con nessun tipo di limiti ad armi e munizioni, il gioco mantiene il suo impatto emotivo? Riesce comunque a esprimere il senso di sopravvivenza e l’angoscia di un mondo apocalittico? Se avete giocato al capolavoro Naughty Dog sapete già la risposta: assolutamente no.
The Last of Us è uno dei videogiochi che più si avvicina al concetto di arte
Le meccaniche survival di The Last of Us enfatizzano la brutalità di una società in declino, in cui l’istinto di sopravvivenza prevale sulla morale. Avere poche risorse a disposizione, la necessità di muoversi di soppiatto ed eliminare i nemici solo se necessario sono tutti elementi del gameplay che arricchiscono il quadro artistico del gioco.
The Last of Us è quindi un esempio di come anche il gioco può essere reso arte. Altri esempi, possono essere This War of Mine, titolo cupo e realistico in cui le meccaniche survival sono parte fondamentale dell’esperienza.
Non imitare il cinema
Sfruttare il potenziale narrativo del videogioco è fondamentale per la crescita dell’industria. Gli sviluppatori devono imparare a distaccarsi dal cinema e fare un uso più moderato di cutscene.
La storia può essere trasmessa dal mondo di gioco: diari, trasmissioni, personaggi con cui interagire, l’ambientazione stessa è un narratore. Per esempio, la serie Bioshock è nota per il suo affascinante mondo di gioco e una storia intrigante quanto peculiare. La narrazione avviene senza mai lasciare la visuale in prima persona.
Anche Soma utilizza al meglio l’atmosfera horror per suscitare angoscia nel giocatore, mentre gli eventi della trama si scoprono dalle registrazioni audio, analizzando la base abbandonata e interagendo con i personaggi.
Il videogioco permette un livello di immersione che gli altri medium non possono offrire. Un’interazione che il cinema non è in grado di regalare ed è su queste capacità che gli sviluppatori dovrebbero concentrarsi quando vogliono creare dell’arte.
I videogiochi sono arte?
I videogiochi sono arte? La risposta corretta non esiste. Siete voi, come singolo individuo con le vostre idee e pensieri, a decidere se il videogioco è arte o meno.
Ma la seconda domanda che dovreste porvi è: i videogiochi devono essere arte? Molto spesso la parola arte viene erroneamente associata per descrivere qualcosa di bello. L’arte non è però sinonimo di bellezza. L’arte è un modo di esprimersi.
Il motivo per cui alcune persone vogliono il videogioco come ottava arte è per avere una certificazione da sfoggiare ogni qualvolta si parla male o si sminuisce il videogame.
Un modo per fare accettare il videogioco nel mondo, di autenticarne la validità come mezzo di espressione alla pari delle altre arti.
Personalmente non sento questa necessità e per quanto ami i videogiochi, e molto spesso mi abbiano emozionato più di altre forme espressive, non penso debbano essere considerati l’ottava arte.
Tuttavia…
I videogiochi non sono arte ma un videogioco può essere arte.
scritto da Filippo Giacometti e pubblicato il giorno