In quella frangia di mercato che sono gli indie si trovano spesso titoli interessanti, che seppur con qualche difetto, si distinguono per la direzione artistica. Death’s Door rientra pienamente in questa categoria.
Il titolo sviluppato da Acid Nerve e pubblicato da Devolver Digital è un metroidiana d’azione che di fronte a una scarsezza di meccaniche e idee originali controbilancia con uno stile visivo e uditivo di ottima caratura.
Corvi cacciatori di anime
Il giocatore comanda un corvo cacciatore di anime in un mondo fantastico dalle tinte fiabesche. La narrativa è alla pari di una favola, con tanto di personaggi bizzarri (ad esempio un simpatico signore con un pentolone al posto della testa che si chiama Pothead) tra cui animali parlanti, streghe e creature misteriose.
La storia è abbastanza semplice e costruita per accontentare le necessità videoludiche (avete presente quando si inventano una scusa per mandare il protagonista a cercare qualcosa in diverse località? Quel genere di storia). Non aspettatevi pertanto intrighi narrativi o riflessioni su questioni filosofiche, tuttavia i dialoghi (esclusivamente scritti) sono ben scritti.
Vi informo che il gioco non è in italiano, in nessun modo. Seppur l’inglese utilizzato è standard occorre saperlo per apprezzare appieno la storia di Death’s Door.
Fin troppo elementare
L’attività principale in Death’s Door sono i combattimenti: questi sono abbastanza semplificati e si limitano al classico attacco e schivata. Seppur sia presente un attacco caricato questo non è mai necessario in nessuna occasione. Non serve né durante i combattimenti (ad esempio l’avrebbero potuto rendere necessario per distruggere gli scudi dei nemici) né per enigmi di vario tipo. Esiste anche un attacco dall’alto, ma serve raramente.
Oltre agli attacchi con le armi bianche (ce ne sono cinque, non obbligatorie da trovare) sono presenti quattro abilità che si sbloccano proseguendo con il gioco. Queste servono principalmente a sbloccare zone prima inaccessibili e risolvere enigmi. Vengono poco sfruttate durante il combattimento e non c’è mai un reale incentivo nell’utilizzarle.
Death’s Door propone un gameplay funzionale ma troppo elementare. Si sente la mancanza di profondità e varietà di azione.
Nonostante questa deficienza, il titolo Acid Nerve riesce a compensare con un ottimo ritmo che spinge il giocatore a proseguire senza mai annoiare.
Gli avversari da affrontare sono molti e ben distinti e ognuno dotato di punti di forza e debolezze. Presi singolarmente sono abbastanza vulnerabili, ma combinati insieme rendono i combattimenti una sfida ben bilanciata e piacevole. Tuttavia, certi avversari tendono a colpire con pochissimo preavviso rendendo talvolta impossibile schivare il colpo.
Death’s Door è primitivo anche nella componente ruolistica: quattro abilità da potenziare con i punti, con differenze marginali di miglioramento per alcune (onestamente non ho percepito particolari avanzamenti nella schivata quando potenziata).
Mancano sezioni platform e gli enigmi sono tutti risolvibili con un veloce occhiata, senza l’esigenza di indugiare troppo sulla soluzione.
Esplorazione senza indicazioni
Come affermato in apertura, Death’s Door è un metroidiana. Il gioco presenta infatti una mappa divisa in diverse microaree con sezioni superabili solo una specifica abilità.
Il gioco non fornisce nessuna indicazione su schermo su dove bisogna andare. Non è inclusa nemmeno una mappa, né mini né grande, che per questo genere di gioco è inusuale. Si riesce a raggiungere la meta ugualmente, senza nemmeno perdersi troppo (ho perso più volte la strada in Star Wars: Jedi Fallen Order). Per l’esplorazione libera in cerca di armi e zone segrete la mancanza di una mappa si fa sentire; non tanto per il rischio di perdersi ma per essere a conoscenza delle zone da esplorare e quella già esplorate.
In Death’s Door sono presenti porte magiche che collegano le varie zone del mondo al hub principale. Hanno anche il ruolo di checkpoint: ogni morte riporta il giocatore all’ultima porta aperta e i nemici sconfitti riappaiono. Non è un reset completo: enigmi e combattimenti particolari rimangono completati, come anche le diverse scorciatoie per non dover ripetere del tutto l’intera strada a ogni morte.
Seppur comprenda questo tipo di approccio non ne condivido l’utilità a fini del gameplay. I punti guadagnati a ogni morte rimangono e non ci sono malus di nessun genere. Sostanzialmente a ogni morte c’è solo la scocciatura di dover ripetere la stessa via, uccidere gli stessi nemici o fuggire per arrivare al punto della sconfitta e riprendere il proseguimento.
Io avrei optato per dei classici checkpoint in punti specifici. L’avventura sarebbe stata meno frustrante, un sentimento tra l’altro in antitesi con le vibrazioni positive del gioco.
Piacevole agli occhi
Visivamente Death’s Door può essere descritto come la musica low-fi ma per gli occhi. Il design e i colori del mondo di gioco sono particolarmente rilassanti. Un utilizzo accurato di tinte che rendono il gioco piacevole alla vista. Anche le orecchie sono accontentate da una colonna sonora poco invasiva e che funge perfettamente da compagno.
I personaggi hanno un design d’ispirazione tradizionale ma abbastanza originale per potersi distinguere. Onestamente è un gioco quasi più bello da vedere che da giocare. Non che sia un brutto gioco, ma c’è sbilanciamento tra giocabilità e grafica, a favore di quest’ultima.
Commento Finale
Le quasi 12 ore passate con Death's Door sono state perlopiù piacevoli. Nonostante la povertà di idee originali nel gameplay e una eccessiva semplificazione delle meccaniche, il titolo Acid Nerve è valido e gradevole da giocare. Fortunatamente il lato artistico riesce a risollevare le sorti di un titolo altrimenti mediocre. Non interpretate malamente le mie parole: Death's Door funziona bene nelle poche cose che propone e nell'esperienza generale è un titolo consigliabile, seppur dipenda dal giocatore quanto dare peso ai suoi difetti e valutare se il gioco merita.