Ci sono pochi titoli della vecchia generazione che mi divertono come Burnout Revenge.
Ho avuto modo di rigiocarlo tramite l’emulazione della PlayStation 2 e riscoprire il titolo a una risoluzione e pulizia grafica inedita (nonostante possegga la console e una copia del gioco). Sono rimasto stupito da come un titolo del 2005 sia ancora incredibilmente divertente da giocare e valido come gameplay dopo così tanti anni di distanza. Se fosse messo nel mercato oggi, con una veste grafica rinnovata, non sfigurerebbe per nulla e, anzi, sarebbe una piacevole sorpresa per molti giocatori che non l’hanno provato all’epoca.
Purtroppo Electronic Arts ha fermato la serie al 2008 con Burnout Paradise. Non conosco le ragioni dietro l’abbandono della serie (probabilmente Need For Speed vende di più) e Criterion Games è diventato un piccolo team di supporto che si occupa delle meccaniche di guida nei giochi DICE.
Le possibilità di vedersi realizzato un seguito della serie sono scarse, tanto meno quelle di un sequel diretto di Revenge.
Ma come dovrebbe essere Burnout Revenge 2?
Chi non detesta il traffico?
Sicuramente vi starete chiedendo perché un seguito di Revenge invece di un nuovo capitolo regolare. La risposta è semplice: Burnout Revenge è il mio preferito. Adoro distruggere il traffico, usarlo contro gli avversari e schivarlo andando contromano. È il primo della serie che ho giocato e quello che mi diverte più di tutti. Sono sicuro ci siano molti che lo amano quanto me e sarebbero esaltati da solo l’idea di vederne un seguito.
Ma prima di addentrarmi nel nuovo capitolo immaginario occorre comprendere perché Burnout Revenge è un grande gioco.
Stilo una lista di quello che mi piace e quello che non mi piace.
Quello che mi piace di Burnout Revenge
Avversari programmati per essere sempre dietro al giocatore in modo da tenere alta la tensione e disincentivare la fuga verso il traguardo. Correre velocemente aumenta le probabilità di schiantarsi e se questo si verifica, gli avversari vi superano.
Un sistema di gioco che premia l’aggressività e l’audacia alla guida eliminando momenti di calma e tenendo un ritmo di adrenalina costante.
La possibilità di distruggere il traffico e usarlo come arma contro gli avversari.
Una progressione lineare a livelli con una buona varietà di mappe e circuiti (non mi piace l’approccio openworld di Burnout Paradise).
Percorsi con molte scorciatoie e chiarezza nella direzione da prendere.
Uno stile di guida arcade che lascia da parte il realismo (e la fisica) a favore del divertimento e la facilità di manovra.
Una colonna sonora da urlo.
Quello che non mi piace di Burnout Revenge
La modalità Schianto: l’ho sempre trovata noiosa e trial and error. Ci sono certe persone a cui piace e si potrebbe inserire come modalità extra ma non voglio renderla obbligatoria per progredire di grado.
Il sistema di punteggio: vengono assegnati gli stessi punti a prescindere dalla difficoltà del livello. Questo significa che vincere alle gare più difficili non porta più punti rispetto a quelle più facili.
Alcune volte si subisce o si effettua un takedown semplicemente toccando la macchina.
Ecco a voi Burnout Revenge 2
Possiedo tutti gli appunti necessari per abbozzare alcune idee del nuovo gioco. Come può migliorare Burnout Revenge? Come deve adattarsi alla generazione attuale?
Sistema di progressione
In Burnout Revenge il giocatore viene continuamente stimolato a giocare in modo aggressivo per raggiungere e mantenere un certo grado, che poi si tramutano in punti a gara conclusa. Questo sistema funziona ma non premia i giocatori particolarmente abili che riescono sempre a essere “straordinari”. Nel nuovo gioco i punti vengono assegnati in base ad azioni specifiche effettuate durante la gara. Per esempio, se il giocatore compie un takedown verticale ottiene 5 punti, uno normale 3 punti e vengono assegnati diversi bonus in base ad eventi specifici. Se il giocatore raggiunge il traguardo per vincere l’oro superando l’avversario all’ultimo secondo ottiene punti extra. Stessa cosa se scopre delle scorciatoie e così via.
Un altro fattore da considerare è Il livello di difficoltà della gara: se il giocatore partecipa a una gara di livello superiore è giusto che riceva più punti rispetto a una di livello minore.
Ambiente interattivo
Giochi come Battlefield o Control si vantano di elementi distruttibili che rendono il mondo di gioco più realistico e imprevedibile.
In Burnout Revenge 2 è presente lo stesso livello di interattività. Nelle diverse location è ora possibile interagire con alcuni elementi dell’ambientazione creando nuovi percorsi o usandoli contro gli avversari. Per fare un esempio, immaginate una strada bloccata da tronchi di legno che può essere “aperta” andandoci addosso. Una missione suicidio che può essere assegnata a un vostro avversario tramite takedown. Facendo così il giocatore sconfigge il nemico in maniera spettacolare e si apre anche un passaggio sicuro e veloce.
Split/Second: Velocity
Uno dei giochi che più si sono avvicinati allo spirito di Burnout è stato Split/Second: Velocity, Gioco di corsa arcade sviluppato da Disney Interactive Studios che vede il giocatore partecipare a un reality/gara di guida in cui lo scenario può essere distrutto a comando e usato per eliminare gli avversari e creare nuove strade. Il gioco è spettacolare e sembra una corsa automobilistica in versione Michael Bay. L’idea dell’interattività ambientale viene proprio da questo titolo.
Di queste interazioni ce ne sono a bizzeffe, di vario tipo e alcune in grado di mettere k.o. più avversari e altre di tramutare completamente lo scenario.
L’idea è rendere Burnout Revenge 2 un gioco ancora più spettacolare e ampliare i modi in cui il giocatore può sconfiggere gli avversari nonché rendere ancora più imprevedibile la gara.
Intelligenza artificiale adattabile
Criterion Games aveva già fatto un ottimo lavoro con il comportamento degli avversari. Tuttavia si può sempre migliorare e con le tecnologie attuali è possibile programmare un’intelligenza artificiale che adatti la difficoltà in base alle capacità del giocatore. In questo modo la sfida è sempre a un livello adeguato e chiunque può godersi il titolo senza cadere nella frustrazione.
Personalizzare l’auto
La personalizzazione va molto di moda in questo periodo. Alle persone piace avere un loro look personale da sfoggiare agli altri o solamente perché vuole rendere unica l’esperienza di gioco.
In Revenge 2 il giocatore può personalizzare la sua auto a livello estetico dipingendo le diversi parti della carrozzeria e le ruote, aggiungendo scritte e texture. Anche scegliere il colore dell’esplosione dello crashbreaker (al diavolo il realismo).
Crashbreaker
Il Crashbreaker è un’esplosione che può essere innescata dopo aver subito un incidente. Il suo scopo è colpire gli avversari ed evitare così di essere superati. In Burnout Revenge 2 il giocatore ha a disposizione nuove armi per vendicarsi: una cortina di fumo che offusca la vista degli avversari, un impulso elettromagnetico che interferisce con la schermata di gioco, mine esplosive che gli altri concorrenti devono schivare e tante altre varianti.
Sogno irrealizzabile?
Non penso che Electronic Arts farà uscire un nuovo Burnout e sono piuttosto sicuro non leggerà questo articolo e seguirà i miei consigli (o magari divento famoso e ricco, mi compro la licenza e mi faccio il gioco come mi pare e piace).
Io nel frattempo continuo a giocare a Burnout Revenge 1 e unico attuale che comunque mi diverte e divertirà ancora per molto.