Sicuramente ognuno di noi ha avuto nell’infanzia un libro che ci ha ispirato. Quei primi racconti che forniscono le basi della narrazione, l’insegnamento di come attraverso le parole si possono narrare avventure fantastiche. The Plucky Squire, titolo sviluppato da All Possible Futures, punta allo stesso giovane pubblico con la speranza che, come probabilmente è stato per loro con i titoli del passato, anche il loro videogioco posso ispirare la nuova generazione.
Essere personaggi di un libro illustrato e vivere felici
Jot è il classico eroe avventuriero: amato e apprezzato da tutti, sempre nel giusto e sempre pronto, grazie al suo coraggio e bravura, a sconfiggere il bruto di turno. Insieme a lui non possono mancare i classici comprimari, in questo caso una strega di nome Violet e un troll (di quelli buoni e metal) di nome Thrash. Ovviamente non manca la saggia figura del mago/stregone: Moonbeard, appassionato di magia e disco music, sempre pronto a fornire indicazioni su cosa fare. Il cattivo? Humgrump! Che pensate un po’, a causa di eventi passati ha iniziato a odiare tutti e ora vuole essere il padrone del mondo.
Una favola bidimensionale
The Plucky Squire è una favola per bambini. E per bambini non intendo un prodotti per famiglie, ovvero apprezzabili anche da persone più grandi, ma una storia semplice e monodimensionale che difficilmente può interessare un adulto. Come scritto prima, i personaggi sono i classici della favola, fedeli a quel tipo di cannone narrativo. La divisione tra bene e male è netta, e si respira una costante aria di euforia e speranza che porta tutti a volersi bene.
Raccontare una favola non è di certo un difetto, tuttavia questo tipo di narrazione piatta può risultare stucchevole sul lungo termine. Sicuramente non aiuta l’eccessiva presenza di dialoghi che appaiono fastidiosamente ogni cinque passi per dire cose spesso ovvie (per un adulto intendo).
Rompere la quarta parete
Le peculiarità di The Plucky Squire è la presenza di due mondi interconnessi. Infatti, Jot e i suoi amici sono personaggi immaginari in un libro illustrato dal titolo omonimo del gioco. Questo mondo è bidimensionale, con visuale parzialmente isometrica. Al giocatore viene mostrato proprio come un albo illustrato, con le pagine che girano per proseguire nel livello e voce narrante. Il secondo mondo è quello “reale” in grafica 3D, dove vive il ragazzo proprietario del libro (che però non si vede mai nel gioco) il quale per lui è fonte di grande ispirazione.
A causa di eventi narrati nella storia, Jot acquisisce il potere di uscire fuori dal libro bidimensionale in cui vive ed entrare in quello “reale” in grafica 3D. Il protagonista può quindi utilizzare dei portali per spostarsi tra i due mondi. Un escamotage che permette di ottenere nuovi oggetti, fondamentali per il proseguimento dell’avventura nell’universo piatto.
Quando si è fuori nel mondo tridimensionale ci sono alcuni ostacoli insuperabili se non entrando dentro un’immagine bidimensionale e usandolo come scorciatoia. Questa è sicuramente l’idea migliore di The Plucky Squire, sia da un punto di vista creativo che tecnico. Infatti, il passaggio continuo tra le dimensioni rende l’azione più varia, seppur i comandi e le meccaniche di combattimento/platform siano pressoché identiche tra i due mondi.
Gli oggetti che, come spiegato prima, vanno raccolti servono a manipolare il libro: ad esempio, uno di questi permette di girare le pagine per passare da un livello all’altro, e così recuperare parole dei precedenti livelli. Con l’avanzare del gioco si sbloccano nuove abilità che aggiungono varietà agli enigmi, ma che evito di anticipare per non rovinare la sorpresa. Posso solo dire che, tutte queste abilità possono essere combinate insieme anche se mai più di due insieme.
Di mano e di mente
Gioco d’avventura con visuale dall’alto, stile bidimensionale, protagonista muto e ambientazione fantasy. Se state pensando al primo The Legend of Zelda siete nel giusto, poiché è chiaro che The Plucky Squire abbia preso ispirazione dal primo della saga Nintendo (chi poi non l’ha fatto?). Rispetto però alle avventure di Link, quelle di Jot sono molto più semplici e a portata di tutti. Insomma, non ci sono segreti nascosti dietro un quadrato identico a tutti gli altri. Anzi, The Plucky Squire eccede in aiuti, quasi come non si fidasse minimamente del giocatore.
Spada e schivata, che altro serve?
I combattimenti sono una parte considerevole del gioco. Come facili aspettarsi, non sono particolarmente complessi o difficoltosi: una sola arma, una spada, un tasto per schivare (e anche uno per saltare, ma non serve negli scontri) e nemici di facile difficoltà che mai possono causare frustrazione.
A portata di tutti
Come giustamente si fa negli ultimi anni, anche The Plucky Squire fornisce al giocatore diverse opzioni per l’accessibilità. Tra queste esiste l’immortalità di Jot e la possibilità di uccidere qualsiasi nemico (boss esclusi) con un solo colpo. C’è un sistema di assistenza per il salto, la possibilità di mostrare i portali nascosti e impedire la caduta dalle piattaforme. Inoltre, senza attivare nessuna di queste opzioni, i checkpoint sono numerosi e ci sono sempre personaggi a fornire indicazioni per risolvere gli enigmi.
Ci sono alcune mosse speciali, come il lancio della spada (che poi ritorna magicamente da Jot) e un colpo ad area (che però ho trovato abbastanza inutile). Seppur il sistema di combattimento sia semplice, ho trovato i comandi sorprendentemente reattivi e i nemici sono sufficientemente vari da mai annoiare.
Il potere delle parole
Gli enigmi sono un’altra parte fondante del gioco. Seppur non richiedono mai di stritolare il cervello, sono ispirati e creativi. Oltre ai classici “sposta il masso per bloccare il pulsante” o “prendi questo oggetto”, The Plucky Squire ha una meccanica particolare basata sulle parole: sulla superficie sono presenti delle frasi, le quali descrivono l’ambiente o qualcosa al suo interno. Queste frasi hanno delle parole che si possono staccare e scambiare con altre. Ad esempio, in un livello c’è una rana gigante che blocca il passaggio, e la frase “una rana gigante impediva il passaggio” (non esattamente così ma il senso è quello). Per risolvere la situazione basta sostituire la parola gigante con qualcosa di più utile, come piccolo. Ogni frase può essere composta da qualsiasi parola, alcune vengono rigettate altre creano effetti particolari, ma solo una è quella corretta. Le parole sono spesso nascoste dietro altri enigmi e una stessa frase può essere utilizzata più volte per cambiare l’ambiente.
Dopo combattimenti ed enigmi, l’ultimo elemento è la componente platform: come per il resto del gioco anche qui si punta alla semplicità, senza però essere banali. Le sezioni platform sono abbastanza facili e lineari, sia quelle in due che tre dimensioni.
Tanta varietà
The Plucky Squire non punta alla profondità delle meccaniche, ma sicuramente esprime al massimo la sua fantasia. Una cosa che mi ha sorpreso in positivo è l’enorme varietà di minigame: divertenti, ben costruiti e spezzano un gioco che, altrimenti, sarebbe abbastanza monotono.
Queste sezioni propongono meccaniche nuove e diverse rispetto a quelle base, come fossero un gioco dentro un altro gioco. Un’ottima idea per variare le otto ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.
Un libro illustrato
Lo stile di The Plucky Squire è quello di un libro illustrato per bambini. Anche perché parte del gioco si svolge letteralmente dentro un libro di favole per bambini.
Il gioco presenta uno stile artistico molto colorato e stilizzato, con linee semplici e colori pastello. Le forme sono arrotondate e morbide, con una chiara ispirazione a uno stile di disegno “cartoon” o “chibi”. Gli oggetti e i personaggi sono rappresentati in maniera semplificata e carina, con tratti esagerati che danno un aspetto giocoso. L’atmosfera generale è accogliente e infantile, con un design fantasioso e bambinesco.
Commento Finale
The Plucky Squire è un gioco che riesce a catturare l'immaginazione e l'ispirazione dei giocatori più giovani, proprio come i libri illustrati che hanno segnato l'infanzia di molti. Il suo stile artistico colorato e accattivante, unito alla capacità di passare fluidamente tra il mondo bidimensionale del libro e quello tridimensionale della scrivania, rappresentano i suoi punti di forza. Inoltre, la varietà di minigiochi e la possibilità di manipolare le parole per risolvere enigmi creativi aggiungono ulteriore profondità al gameplay. Tuttavia, la narrazione piatta e l'eccessiva presenza di dialoghi esplicativi potrebbero risultare stucchevoli per i giocatori più maturi. Inoltre, alcune sezioni platform e di combattimento, pur essendo semplici e accessibili, potrebbero non rappresentare una vera sfida per i giocatori più esperti. Nel complesso, The Plucky Squire è un'esperienza di gioco divertente e coinvolgente, soprattutto per il pubblico più giovane a cui si rivolge, grazie alla sua capacità di unire in modo innovativo elementi 2D e 3D in un'avventura fantasiosa e ricca di personalità.