Nel mondo reale non potete riparare ai vostri errori riavvolgendo il tempo. Potete farlo invece nel puzzle game sci-fi The Entropy Centre.
Ci sono quei momenti della vita in cui qualcosa va irrimediabilmente storto. Eventi talmente gravi che vorremmo non fossero mai accaduti.
“Se solo potessi tornare indietro nel tempo” è il desiderio che tutti abbiamo espresso almeno una volta, e mai nessuno è riuscito a esaudire.
E se fosse possibile? Se fosse possibile sistemare ogni problema semplicemente riavvolgendo il tempo?
Questa è la domanda a cui The Entropy Centre risponde.
Ricominciare da capo
Una versione più avanzata della razza umana ha inventato un dispositivo in grado di riavvolgere la linea temporale. Il vostro gatto ha accidentalmente volutamente rotto la vostra tazza preferita? Nessun problema! Usate l’energia entropica e riavvolgete nel tempo la tazza a prima che si spaccasse in mille pezzi. Siete arrivati troppo tardi a cena e la pizza è diventata fredda? Un semplice riavvolgimento ed ecco una pizza bella calda.
La Terra viene colpita da una calamità naturale diventando una palla di fuoco incandescente?
Per questa evenienza, e tante altre, è stato creato il Centro Entropico. Una basa lunare in cui è stato costruito un enorme e potente cannone entropico in grado di riavvolgere la Terra. Ogni qualvolta i terrestri commettono un errore irreparabile, l’intero pianeta viene riavvolto tante volte quanto necessario affinché quell’errore non venga più commesso.
Quando qualcosa/qualcuno viene riavvolto ritorna esattamente alle condizioni e il luogo precedente. La procedura ha effetto anche sulla mente: qualsiasi ricordo antecedente il riavvolgimento viene cancellato. Per risolvere questo problema, prima di mandare il pianeta indietro nel tempo, il Centro Entropico si premura di raccogliere il maggior numero d’informazioni sull’evento da impedire. Dopo il riavvolgimento entropico, i terrestri vengono informati di ciò che accadrà e i dati, precedentemente ottenuti, condivisi. I lunari e i terrestri collaborano insieme per risolvere il problema ed evitare che la storia si ripeta.
E se avvenisse l’ineluttabile? Qualcosa che, nonostante infiniti tentativi, è impossibile impedire?
Una pistola parlante e un mondo da salvare
Un trambusto sveglia Aria, una ragazza che con il giocatore condivide lo smarrimento nel non sapere dove si trova e cosa sta succedendo. Spaesata e con una forte mal di testa, la giovane assiste alla distruzione del nostro amato pianeta Terra (altro se voi non avete altri pianeti preferiti).
Seppur la situazione appaia gravissima, La Terra può essere salvata: basta attivare la procedura di riavvolgimento.
A inizio avventura viene fatta la presentazione di Astra: un fucile dotato d’intelligenza artificiale e capace di riavvolgere gli oggetti indietro nel tempo di trenta secondi. Oltre che simpatica compagna di viaggio, Astra è fondamentale per superare gli ostacoli e permettere ad Aria di completare la sua missione.
In questa impresa, della durata di 12-13 ore circa, la storia viene vissuta esclusivamente in prima persona. Gli eventi pertanto si manifestano davanti agli occhi di Aria come a quelli del giocatore, senza l’utilizzo di spezzoni cinematografici.
Come è solito in questo genere, parte della narrazione avviene tramite l’esplorazione. Nei vari ambienti della base lunare si possono trovare computer (talvolta nascosti) in cui leggere messaggi di posta elettronica, presentazioni per le riunioni e immagini illustrative. Documenti utili a comprendere i fatti al meglio e approfondire la trama, nonché curiose testimonianze sugli abitanti del Centro Entropico.
Meglio di Tenet
Il riferimento al film di Chistopher Nolan nel titolo non è casuale. L’arzigogolato lungometraggio del cineasta inglese mi ha lasciato con il cervello caldo e il cuore freddo. Un difetto che, in un’arte come quella del cinema, trovo molto grave. Il cinema è prima di tutto emozione. Senza di essa non ha senso di esistere.
The Entropy Centre ha acceso la mia mente quanto scaldato il mio cuore.
La storia è affascinante e fedele al genere fantascientifico, oltre a essere perfettamente coerente con se stessa. Un’idea intrigante e sviluppata in maniera intelligente, capace di attirare l’attenzione degli amanti del genere.
La simpatia dei personaggi robotici è riuscita a strapparmi un sorriso di tanto in tanto. E seppur della protagonista si sappia veramente poco, comunque un legame con lei si è creato. Forse perché dopo diverse ore, dopo aver vissuto quegli strani eventi insieme, mi sono immedesimato nella sua drammatica situazione.
Seppur permangano alcuni dubbi su certi elementi della trama, The Entropy Centre possiede il raro pregio di sfruttare l’elemento fantascientifico per raccontare la natura umana. Impossibile approfondire l’argomento senza fare anticipazioni. Tuttavia, posso dirvi di come il gioco mi abbia fatto riflettere su certi comportamenti umani: l’incredibile testardaggine nell’evitare l’inevitabile andando contro a ogni logica; e l’arroganza dell’uomo nel pensare di poter controllare il proprio destino con il potere della scienza. Volendo The Entropy Centre potrebbe essere uno spunto per dialogare sul concetto stesso di esistenza, sulla predestinazione e la coscienza umana. Tutti argomenti interessanti, ma che non posso sminuzzare in una semplice recensione.
Rompicapi temporali
The Entropy Centre può essere descritto come una fusione tra Portal e Quantum Break. Una serie di camere da superare in successione, con porte da aprire appoggiando cubi su interruttori giganti; una voce robotica a commentare ironicamente le azioni della protagonista. L’ambientazione fantascientifica e la narrazione molto limitata. Lo stile è chiaramente ispirato a quello del rompicapo Valve, ma le similitudini si fermano fin qui. Infatti, invece dei portali, The Entropy Centre basa gli enigmi su uno strumento in grado di riavvolgere il tempo degli oggetti. Si punta a un oggetto illuminato di arancione e lo si riporta indietro nel tempo nella posizione e stato precedenti, mantenendo inalterato tutto il resto. Per risolvere gli enigmi bisogna pensare in quattro dimensioni: non basta sapere dove si trovano le cose nel presente ma anche nel passato.
Robot o umana?
Molto spesso in un videogioco scappa una risata quando il personaggio non è capace di superare il più semplice ostacolo. Queste sono le tipiche limitazioni imposte dagli sviluppatori per assicurarsi che il giocatore segua un percorso preciso. Tuttavia, The Entropy Centre pone delle limitazioni davvero poco sensate. Infatti, nonostante la protagonista sia umana, non è capace di piegarsi in nessuno modo, come nemmeno aggrapparsi. Muore all’istante a contatto con l’acqua, ma può sopravvivere a cadute di decine di metri. Mi sono chiesto più volte se Aria fosse un robot. Seppur comprenda queste scelte ludiche, contrastano con la realtà narrativa. Non mi sorprenderei se qualcuno fosse infastidito da tale dissonanza ludonarrativa.
Gli enigmi stimolano sufficientemente la materia grigia trovando il giusto livello di difficoltà. Nulla di troppo complesso, ma nemmeno nulla di troppo semplice. Con l’avanzare del gioco vengono introdotti nuovi elementi di puzzle che, dopo un semplice tutorial per capirne le funzionalità, vengono integrati con quelle scoperti precedentemente.
Per completare gli enigmi The Entropy Centre non è sufficiente solamente una mente acuta, ma anche un minimo di destrezza nel platform. Gli elementi di questo genere si limitano principalmente a pedane su cui effettuare dei salti. Seppur in teoria semplici, saltare su un gioco in prima persona può essere talvolta problematico. Infatti, in più di un’occasione mi è capitato di non riuscire a rimbalzare correttamente su una piattaforma. Per come la vedo io, in un gioco puzzle game, una volta trovata la soluzione dovrebbe essere facile eseguirla.
Un altro elemento di frustrazione sono i checkpoint posizionati talvolta in maniera poco sensata. Invece di essere sempre all’inizio del puzzle, in più di un’occasione sono stati posti poco prima costringendomi a risentire gli stessi dialoghi o eliminare nuovamente i nemici.
Corse all’incontrario
Tra un puzzle e l’altro sono presenti momenti più rocamboleschi in cui bisogna scappare sfruttando il potere riavvolgente. Questi momenti sono dei semplici intervalli per dare un ritmo diverso al gioco, oltre a essere usati come espedienti per raccontare la storia. Alcune sezioni sono un po’ mosce, mentre altre sono leggermente più creative, soprattutto nelle parti finali del gioco.
Spettacolari catastrofi
The Entropy Centre gira su Unreal Engine 4. Tecnicamente fa la sua buona figura con una qualità grafica di ottimo livello. Buon lavoro sugli effetti particellari, e l’illuminazione restituisce un’immagine dalla luce morbida, e leggermente desaturata.
Il gioco gira fluidamente anche su una vecchia GTX 1070 a 1440p, dettagli al massimo. Tuttavia in alcune sezioni ho avvertito cali vertiginosi di FPS, e il gioco soffre anche di problemi di stuttering (tipici dell’Unreal Engine).
Artisticamente parlando The Entropy Centre regala spesso delle vedute spettacolari quando si guarda fuori dalla base. All’interno invece, gli ambienti tendono a essere monotoni con ben poche variazioni. Inoltre, se non fosse per le apparecchiature informatiche vecchie di due decenni, non si capirebbe che la base risale almeno agli anni 90′.
scritto da Filippo Giacometti e pubblicato il giorno
Commento Finale
The Entropy Centre è un eccellente puzzle game in grado di stimolare la mente per tutto il tempo della lunga avventura. Gli enigmi sono complessi e mai complicati. La soluzione richiede di ragionare in maniera quadrimensionale, e continui nuovi elementi ravvivano la fiamma dell'interesse. A parte alcune sezioni più action che potrebbero far storcere il naso a chi cerca un puzzle game puro, e alcuni difetti facilmente sistemabili, The Entropy Centre è una delizia per il cervello logico quanto quello emotivo. La storia, di pura fantascienza, è misteriosa e affascinante, e racchiude in sé intriganti riflessioni sull'essere umano. Lato tecnico fa il suo lavoro, seppur a livello artistico si poteva fare di meglio.
Gameplay
Meccaniche di gioco e level design
90
Tecnica
Grafica e ottimizzazione
80
Arte
Direzione artistica, storia e musiche.
92
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Commento Finale
The Entropy Centre è un eccellente puzzle game in grado di stimolare la mente per tutto il tempo della lunga avventura. Gli enigmi sono complessi e mai complicati. La soluzione richiede di ragionare in maniera quadrimensionale, e continui nuovi elementi ravvivano la fiamma dell'interesse. A parte alcune sezioni più action che potrebbero far storcere il naso a chi cerca un puzzle game puro, e alcuni difetti facilmente sistemabili, The Entropy Centre è una delizia per il cervello logico quanto quello emotivo. La storia, di pura fantascienza, è misteriosa e affascinante, e racchiude in sé intriganti riflessioni sull'essere umano. Lato tecnico fa il suo lavoro, seppur a livello artistico si poteva fare di meglio.