Un farming simulator che sembra provenire dal marketplace di Facebook più che da Steam: No Place Like Home, un titolo carino ma problematico.
Quando cerco un titolo sviluppato da un team indipendente è l’idea alla base del gioco a sollecitare il mio interesse. Se questa è originale e intelligente, basta che venga sviluppata senza cedere all’ambizione affinché ne venga fuori un buon prodotto. No Place Like Home non fa parte di questa categoria.
No Place Like Home, titolo primo di Chicken Launcher, non spicca certo per innovazione, ma anzi manca di qualsivoglia novità, oltreché essere afflitto da svariati problemi di natura tecnica.
Nella bella fattoria…
In un futuro non troppo lontano, l’umanità si è trasferita su Marte.
Ellen, una giovane che vive in una stazione spaziale, è una delle poche persone che devono ancora partire verso il pianeta rosso. Il suo viaggio dovrà però attendere: l’amato nonno, che vive in una fattoria sulla Terra, non risponde più ai suoi messaggi. Ellen decide quindi di scendere sul pianeta per cercarlo.
Al suo arrivo trova una vera e propria discarica, e pochissimi indizi su cosa sia successo a suo nonno. Gli unici che ne sanno qualcosa sono le persone locali, le quali però chiedono lo svolgimento di alcuni compiti in cambio delle informazioni.
Questa semplice storia è una giustificazione per impegnare il giocatore in attività di gestione e pulizia della fattoria: coltivare diversi tipi di verdure e frutta, partendo dalla “stesura” del campo, per poi passare alla semina e l’innaffiatura, e concludere con la raccolta. No Place Like Home include anche l’allevamento di animali, come maiali, mucche e galline.
Altre attività includono la costruzione di marchingegni utili per migliorare la produttività, come riciclatori di materiali o conservatori di cibo, oppure ancora “case” per i diversi tipi di animali. A proposito di casa, si possono creare anche oggetti d’arredamento sia per interni che esterni.
Ogni costruzione necessita di istruzioni, oltre che di materiali, per essere realizzata. Queste sono vendute dai negozianti locali, i quali in cambio chiedono prodotti provenienti dalla fattoria, come frutta, verdura, uova, miele etc.
…c’è una discarica
Stando alla descrizione scritta qui sopra, No Place Like Home sembra il classico farming simulator. Il gioco effettivamente si configura come un semplice gestionale, adatto per chiunque, e senza nessuna vera difficoltà.
Tuttavia No Place Like Home ha una doppia natura. La prima, appunto, come simulatore di agricoltore, la seconda invece di spazzino.
La maggior parte del tempo si passa a vagare per il mondo di gioco, smantellando e raccogliendo abnormi quantità di spazzatura, in cerca degli oggetti necessari per proseguire nella quest principale. Attività che non richiede sforzo intellettivo, né abilità con i comandi, e non gratifica in nessun modo il giocatore.
Per evitare la noia dovuta alla ripetitività, gli sviluppatori hanno pensato di aggiungere dei nemici: piccoli robot che, non si sa quale ragione, attaccano Ellen a vista. Questi sono una distrazione fastidiosa e sono programmati in maniera imbarazzante. Infatti, a prescindere dal modello, è sufficiente piazzarsi davanti a loro con la trivella (l’arma che Ellen usa anche per rompere l’immondizia) e tenere premuto fino a quando la loro barra d’energia si svuota. La difficoltà è dovuta solamente ai comandi veramente pessimi, che rendono complicata anche una cosa semplice come la mira; e di certo non aiuta nemmeno una telecamera che si incastra negli spazi chiusi. Se non fosse già abbastanza fastidioso così, i danni subiti sono sproporzionati e non c’è modo di recuperare la salute; alla “morte” si viene rispediti a casa, costringendo a perdere tempo ripercorrendo la strada per tornare alla missione.
La mappa è di piccole dimensioni e divisa in aree, le quali si differenziano per il diverso tipo di clima. Queste zone non sono subito accessibili a causa di porte chiuse (le quale si sbloccano completando missioni) e blocchi di spazzatura invulnerabile senza il corretto potenziamento per la trivella. Tale potenziamento non cambia in nessun modo l’arma, se non per l’aspetto descritto nella riga precedente, poiché il design dell’oggetto e i danni ai nemici rimangono pressoché identici.
..e il gioco non è da meno
A prescindere dai gusti personali, è innegabile che No Place Like Home abbia gravi problemi di esperienza utente e comandi poco piacevoli. Il pad è praticamente inutilizzabile, non solo perché i tutorial sono esclusivamente per mouse e tastiera, ma anche per la pessima gestione della telecamera. Anche con i comandi da PC la precisione è indecente, e in molte situazioni bisogna premere più volte il pulsante perché non è mai chiaro a quale distanza il gioco riceve l’input dell’interazione. Dopo un po’ ci si abitua, ma anche se è un titolo indipendente, non perdono questa mancanza di pulizia.
Altri problemi strani: per qualche bizzarra ragione non appena il personaggio smette di camminare la sua posizione si resetta bruscamente, senza nessuna animazione intermedia. Per farvi capire meglio, se si prova a girare il personaggio verso la telecamera mostrandone la faccia, non appena si staccano le dita dai pulsanti di movimento, Ellen ritorna alla posizione di default. Inoltre, quando si gira la visuale anche il personaggio gira ma stando fisso sulla posizione. Non comprendo minimamente queste scelte, e sembrano più un bug mai risolto trasformato in scelta di design.
Il salvataggio è manuale o avviene in automatico solamente alla fine del giorno virtuale. Pertanto, se per qualche ragione il videogioco va in crash o si spegne il computer, tutti i progressi non salvati vengono persi.
No Place Like Home è estremamente semplice dal punto di vista tecnico, come ci si può aspettare da una produzione indie. Tuttavia, ciò non difende la direzione artistica a livello di un giochino Facebook. Veramente poco ispirato e incapace di distinguerlo da qualsiasi altro videogame nella massa. Altro tasto dolente, le animazioni: praticamente assenti per la maggior parte delle interazioni, anche quelle più basilari.
Per concludere, nonostante la grafica da PlayStation 2, ho avuto occasionali cali di framerate, passando anche da 120 a 40 frame al secondo senza nessun apparente motivo.
scritto da Filippo Giacometti e pubblicato il giorno
Commento Finale
No Place Like Home è un gioco che può generare piacere solo per chi è affetto da disturbo ossessivo compulsivo da ordine. Adatto per chi non tollera vedere pile di immondizia, seppur virtuali, e prova gioia nel perdere ore a raccoglierle. Per altri che cercano un gioco rilassante sulla gestione di una fattoria, sicuramente esistono prodotti migliori. Anche per gli amanti della ripetizione, No Place Like Home è afflitto da uno stile mediocre e anonimo, meccaniche di gioco mal implementate e, più in generale, da una pessima progettazione.
Gameplay
Meccaniche di gioco e level design
40
Tecnica
Grafica e ottimizzazione
40
Arte
Direzione artistica, storia e musiche.
60
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Commento Finale
No Place Like Home è un gioco che può generare piacere solo per chi è affetto da disturbo ossessivo compulsivo da ordine. Adatto per chi non tollera vedere pile di immondizia, seppur virtuali, e prova gioia nel perdere ore a raccoglierle. Per altri che cercano un gioco rilassante sulla gestione di una fattoria, sicuramente esistono prodotti migliori. Anche per gli amanti della ripetizione, No Place Like Home è afflitto da uno stile mediocre e anonimo, meccaniche di gioco mal implementate e, più in generale, da una pessima progettazione.