Musica elettronica retrowave, stile pixel art manuale, un universo virtuale retro-futuristico da salvare impersonando il nerd trasformatosi in samurai digitale. Fin dai primi momenti Narita Boy porta indietro nel tempo ai favolosi anni 80′.
Per alcuni giocatori quel periodo rappresenta l’infanzia e la prima storia d’amore con un videogioco. Per quelli post 90′ è invece un’era affascinante, conosciuta tramite film, videogiochi e musica. Narita Boy accoglie entrambi i giocatori facendo riaffiorare ricordi ai giocatori dei quegli anni e, per i giovani, scoprire una cultura pop che è tutt’ora viva e vegeta.
Memorie digitali
Il Regno Digitale è in pericolo!
Il malvagio HIM e la sua armata di Stallion stanno soggiogando il mondo virtuale. L’unico che può salvarlo è il mitico Narita Boy. Incaricato da Matherboard, il ragazzo digitale deve trovare e attivare le memorie del Creatore. Lui è l’unico in grado di liberare il Regno Digitale dal virus degli Stallion.
La storia di Narita Boy si rifà anch’essa agli anni 80′, in particolare a Tron (1982). Come nel film Disney il Regno Digitale è popolato da codici senzienti antropomorfizzati. Una visione dell’informatica molto fantasiosa, in un periodo in cui il computer era ancora per molti un oggetto misterioso.
Questi personaggi digitali raccontano della loro storia e cultura. Un approfondimento di questa realtà parallela ben costruito ma che sinceramente non mi affascina più di tanto. Forse è il mio astio nelle letture troppo prolungate in un videogioco action, o lo stile grafico che non permette ai personaggi di esprimere emozioni. Qualunque sia il motivo, non sono stato particolarmente colpito dalla storia di Narita Boy, la quale si può riassumere semplificando con il buono (Narita Boy) che sconfigge il cattivo (HIM).
Più interessanti le memorie del Creatore. Queste raccontano la vita dell’ideatore del Regno Digitale. Un viaggio intimo e umano, drammatico, e per questo più emozionante degli eventi che muovono la storia.
Salvare il mondo con una spada tricolore
Armato della leggendaria Technosword (una spada di tre colori: rosso, giallo e blu) e abilità speciali, Narita Boy deve cercare le memorie del Creatore e sconfiggere qualunque avversario gli si ponga davanti.
Narita Boy è un gioco action/platform di stampo abbastanza classico che non spicca per originalità in fatto di gameplay. Tuttavia riesce a mescolare bene e riprodurre idee già conosciute in un mix perfettamente funzionante e divertente.
Il sistema di combattimento è ben calibrato e la varietà di nemici alta; ognuno di essi richiede un approccio diverso e il perfetto uso di tutte le abilità per poter essere sconfitti.
I poteri a disposizione di Narita Boy sono molti, e servono sia in combattimento che per superare le sezioni platform. Ad esempio c’è una schivata, un colpo in alto e un raggio laser capace di colpire qualsiasi nemico in fila. La ricchezza di mosse non manca, e più si avanza nel gioco più il gameplay diventa complesso ma mai complicato.
Il tempismo e la precisione sono un po’ troppo severi a volte. Capita spesso di sbagliare una mossa perché non effettuata nell’esatto momento, facendo salire la frustrazione. Il gioco non è tuttavia difficile e i checkpoint sono abbastanza frequenti, tranne in alcuni momenti finali dove giustamente la sfida si alza.
Lo stile artistico, per quanto affascinante, non aiuta nel decifrare bene l’ambiente e talvolta capita di non scorgere una piattaforma o non leggere in tempo l’attacco di un nemico. Problemi che possono dare fastidio a inizio gioco, poi ci si un po’ l’occhio.
Cavalcando le onde su un floppy disk
Il level design di Narita Boy è essenziale. Non è metroidiana e la componente esplorativa è limitata a qualche piccola area. La maggior attività del gioco è quella di sbloccare porte recuperando la chiave corrispondente. Seppur di dimensioni esigue, non è sempre chiaro dove bisogna andare o ricordarsi a quale porta corrisponde una certa chiave.
Avrei voluto una minimappa (all’interno del menù, senza sporcare l’HUD) per avere la sicurezza di sapere dove si trovano gli obiettivi di gioco e anche per essere certi di aver esplorato tutta l’area.
Narita Boy riesce sempre a trovare qualche novità per stuzzicare il giocatore. Senza fare anticipazioni, ci sono alcuni momenti epici e inaspettati che rompono la quotidianità del gioco.
Per quanto riguarda i boss essi sono diversi e con un ottimo livello di difficoltà. Il boss finale è forse quello venuto peggio degli altri: non è arduo ma lungo, stanca senza però divertire.
Retro-futuro pixellato
Narita Boy è un gioco dallo stile retro futuristico. Ispirato a classici dell’avventura come Castlevania, Another World e Double Dragon il mondo del Regno Digitale è poesia digitale in cui il codice vive in uno stato onirico, in cui l’astratto diventa concreto.
Ogni elemento visivo del gioco è stato costruito a mano. Ognuno progettato e dipinto individualmente, con cura per i particolari e molta passione. Le animazioni sono anch’esse fatte a mano, per ogni personaggio (Narita ne conta ben 200) ed effetto speciale (non viene infatti utilizzato un sistema particellare).
Come accompagnatore di questo mondo un’eccellente colonna sonora, composta da Salvinsky, con un stile retrò elettronico che mescola il pianoforte per i momenti più drammatici ai sintetizzatori per un effetto più pop, fino a toni epici con voci e orchestre sintetiche.
Commento Finale
Narita Boy è un omaggio agli anni 80' in ogni suo parte. Retrò nella grafica, nella musica e anche nel gameplay con i corretti aggiustamenti per il decennio corrente, Nella sua durata di 6-8 ore riesce a divertire e sfidare il giocatore grazie a meccaniche rinomate ma ben costruite. Non spicca per originalità e ha diverse imperfezioni ma potrebbe essere un gioia se cercate un titolo che porta indietro nel tempo, se siete nostalgici dei videogiochi del passato. Narita Boy è un ottimo action sviluppato con passione per i videogiocatori di tutti i tempi.