Kentucky Route Zero è un meta-videogioco. Uno genere in cui le meccaniche del gameplay sono finalizzate all’esperienza videoludica fine a sé stessa. Una tipologia che non vuole intrattenere o sfidare il giocatore ma immergerlo all’interno del mondo di gioco.
Per chiarire: Kentucky Route Zero è un punta e clicca essenziale con enigmi praticamente inesistenti e basato su lunghissime linee di dialogo con risposte a scelta multipla.
La narrazione è criptica: gli eventi sono svincolati da ogni logica e spesso inutili ai fine della trama. D’altro canto la storia che fa da filo conduttore ai 5 capitoli che compongono le 10 ore d’avventura è di una semplicità disarmante. Il suo scopo è farsi carico di un’esperienza onirica, in cui la realtà è alterata per nascondere metafore e significati di ben difficile comprensione.
La scrittura è simile a un’opera teatrale con lunghe sequenze di dialoghi e pochissima azione. I ritmi sono lenti, alcune volte logoranti. Spesso sembra di perdere tempo con dialoghi inutili e storie secondarie di poco conto. Questi elementi sono però la linfa vitale del titolo Cardboard Computer in quanto lo scopo è rendere il giocatore partecipe del viaggio e non raggiungere la sua conclusione.
Per godersi appieno Kentucky Route Zero non bisogna approcciarsi come fosse un videogioco. La mentalità deve cambiare, aprirsi a un’odissea ludica spesso straniante e misteriosa ambientata in un universo surreale e astratto.
Per tutto il gioco permane una sensazione di confusione. La quale deriva dalla mancanza di spiegazioni, dalla poco chiarezza degli avvenimenti e dalla normalità dell’assurdo. Non aspettative delle risposte. Non pensate di cogliere ogni sua sfaccettatura. Non riflettete troppo sulla sua filosofia.
Kentucky Route Zero non deve essere capito. Deve essere vissuto.
Pochi poligoni, molto stile
Lo stile grafico adottato per Kentucky Route Zero è low poly o come io l’ho ribattezzato: minimalismo poligonale. Questo genere di grafica riflette la mancanza di chiarezza e dettagli voluta degli sviluppatori. Il risultato, potete vederlo voi stessi, è gradevole e riesce a creare un’atmosfera oscura e quasi mistica.
Come la storia predilige la semplicità anche la grafica opta per uno stile minimalista con colori pieni e forme geometriche. I personaggi sono senza volti perché non ha importanza il loro aspetto ma solo la loro storia. L’aspetto visivo è quindi servo della narrazione. Un uso intelligente e pensato di questo particolare stile.
Il video è accompagnato da piacevoli musiche ambientali composte da Ben Babbitt e in particolari momenti da canzoni spesso interpretate dai personaggi in gioco.
I’m Going That Way
Kentucky Route Zero è il film d’autore dei videogiochi. Non piace a tutti, non verrà capito da tutti e non vuole e potrà avere il successo dei blockbuster. A differenza di molti spara-spara e apri-la-scatola-con-oggetti-casuali non verrà sostituito dopo poco tempo perché Kentucky Route Zero arricchisce chi lo gioca di un tesoro che non potrà mai essere sottratto.
Commento Finale
Kentucky Route Zero è un perla in un oceano inquinato da titoli commerciali fin troppo simili tra loro. Non cerca l'attenzione del pubblico generico e non vuole essere apprezzato da tutti. Un'opera artistica che sfrutta il videogioco come strumento per raccontare qualcosa di profondo. Un videogioco indelebile che forse non è bello da giocare ma che lascia il segno. Evitatelo se non siete aperti a esperienze fuori dagli standard e accoglietelo se cercate un'avventura che trascende il medium videoludico.