Caldissime impressioni al termine della prova di un titolo fin troppo di nicchia
Lo ammetto in tutta sincerità, non lo conoscevo. Non conoscevo Kenshi, questo profondissimo titolo indipendente rilasciato nel Dicembre 2018 (pare sia stato sviluppato da una persona sola in una gestazione lunga sei anni), ed è stato un video dello youtuber DadoBax a rendermelo noto.
Da amante viscerale e maniacale dei giochi di ruolo (GDR o RPG come sono soliti chiamarli alcuni) non potevo lasciarmi scappare un titolo che all’apparenza promette tanta immersione e profondità di gioco.
La sabbia al tramonto è tutto quello che ci circonda…
Ho deciso quindi di cimentarmi in una blind-run non conoscendo assolutamente nulla del titolo nè di cosa aspettarmi concretamente, non essendo tanto avvezzo ai sandbox in generale. Perchè di questo parliamo: un titolo sandbox nudo e crudissimo che ci scaraventa di peso in un mondo ostile e desolato.
Tutto quello che ci viene mostrato, quasi spiattellato in faccia del mondo di Kenshi è la strabordante quantità di sabbia. Un mondo di sabbia nel quale veniamo catapultati di colpo, appena al termine della creazione del personaggio. Senza spiegazioni di sorta, senza nessun contesto a corredo di un mondo che paia (ma non è proprio così) non avere alcuna lore.
Sabbia che rimane da un tempo passato, forse un’altra civiltà fiorente (o più di una) che non è della Terra bensì un pianeta remoto. Basta alzare la telecamera libera al cielo per capirlo, potendo scorgere delle strane lune di Elder Scrollsiana memoria.
Così come la telecamera (con visuale dall’alto di default) libera è praticamente qualsiasi cosa da poter fare, di quelle libertà così eccessive da risultare addirittura spiazzanti. Non ho saputo concretamente cosa fare al termine di una creazione personaggio abbastanza amena dove oltre alla Classe non puoi decidere se non poco altro.
…sulla lunga strada polverosa
Ho cercato di creare una build equilibrata, un mercante che abbia anche modeste capacità combattive. Il gioco mi ha appioppato anche un animale da soma al seguito, ma che in realtà non sono riuscito a sfruttare ed anzi mi ha arrecato non poco fastidio, dovendolo comandare e direzionare come fosse un altro PG.
Il vero problema è che non c’è tanto da combattere. In Kenshi la parola chiave è desolazione. Troppa desolazione. Ci sono pochissimi personaggi non giocanti in giro e altrettanti pochi di loro sono interagibili, e non escludo i commercianti. C’è tutto da fare e niente da fare, in una commistione che fa di Kenshi un titolo dispersivo e non da tutti.
Insomma, la grafica spartana è l’ultimo dei problemi. Dato che alla fine, tutto sommato, la visione d’insieme ha il suo perchè, unita ad un’interfaccia che ricorda tantissimo i primi Fallout. Il nocciolo della questione è che Kenshi è un gioco di ruolo desolante, dalle tante possibilità non sfruttate, un nulla totale di sabbia e poco altro, che di certo non invoglia al proseguo dell’esperienza.
Mancanza di regia?
Spesso ci si chiede quanto sia importante l’impostazione registica in un videogame. Un titolo cosiddetto “story-driven” viene sempre più frequentemente malvisto in quanto troppo legato alle scelte narrative imposte dagli sviluppatori. Da quel linguaggio che necessariamente siamo chiamati a parlare. Ma anche l’eccesso, la mancanza totale di regia senza dei minimi sostegni a cui il mondo di gioco debba appellarsi, fa di un titolo promettente una delusione a primo acchito. E’ il problema di Kenshi.
Un titolo straniante che lascia spazio anche alle assurdità: mi sono schiavizzato praticamente da solo introducendomi in una fortezza di schiavisti, passando in bella vista alle guardie che nulla mi hanno fatto e ingabbiandomi da solo, sentendomi dire poi “Welcome to slavery!“.
Queste ovviamente sono solo impressioni a caldo, anzi caldissimo, perchè dare un giudizio su un titolo così profondo in poche righe sarebbe quantomeno fuorviante. Soprattutto perchè, nella prova effettuata rigorosamente in single player, non è stata approfondita la componente multigiocatore. Cosa non da poco, in un gioco in cui da solo, sperduto in un mondo così ostile che ragiona per logiche proprie, non combini nulla.
C’è una cosa che mi ha veramente colpito però: la colonna sonora, epica e incalzante.
Per tutti i curiosi che vogliano dargli una possibilità, Kenshi è disponibile per PCsulla piattaforma Steam, al prezzo di 26,99 €.
scritto da Gianluca Gelsomini e pubblicato il giorno