Nonostante preferisca i videogiochi singolo giocatore, It Takes Two rientrava nei titoli da giocare assolutamente.
Josef Fares si è sempre distinto dal resto dei game designer per essere l’unico a fare giochi esclusivamente cooperativi, impossibili da giocare da soli. Fares è infatti l’autore anche di A Way Out e Brothers: A Tale of Two Son, che come It Takes Two basano il proprio gameplay sulla cooperazione tra due persone; sono tutti e tre giochi budget, tipo di progetto che Fares preferisce ai tripla A perché non vuole stare troppo tempo sullo stesso titolo. Farel non ama nemmeno i sequel, né la microtransazioni o i DLC. Quello che ama fare è rendere felici i giocatori di qualsiasi genere tramite videogiochi divertenti e accessibili.
It Takes Two è la consacrazione di questa filosofia.
Una favola moderna
May e Cody sono una giovane coppia di sposi in crisi. La loro relazione si è rotta e non vedono altra soluzione che il divorzio. A pagarne le conseguenze è la figlia, Rose, la quale non riesce ad accettare la decisione di mamma e papà.
In un gesto di disperazione Rose desidera che i suoi genitori ritornino amici. Per magia del Dr. Hakim, autore del libro Book of Love e terapista formidabile, May e Cody vengono trasformati in due pupazzetti. Non possono ritornare alla loro forma umana fino a quando i loro problemi di coppia non vengono risolti.
IT Takes Two è una favola dei nostri tempi. Piena di magia e amore; semplice ma efficace, adatta per tutte le fasce d’età. Riesce a emozionare e appassionare per le 12 ore di durata del gioco senza mai far perdere interesse per le vicende del duo protagonista. Questo viaggio romantico è condito con la comicità di un mondo parallelo dove animali, piante e oggetti sono antropomorfizzati. Ricorda un po’ Toy Story della Pixar o più in generale un film d’animazione in cui l’immaginazione prende il sopravvento sul realismo.
Nonostante questo distaccamento dalla realtà una componente veritiera è presente: Cody e May.
I due personaggi protagonisti e la loro relazione sono il fulcro della storia. Nonostante le loro divergenze caratteriali e bisogni, lungo questo viaggio di formazione, si riscoprano l’uno l’altra riaccendendo quella fiamma che prima rischiava di spegnersi per sempre.
Cody e May sono un’ottima coppia e lo scambio di battutine sagaci fanno sorridere, come fanno emozionare i loro momenti più romantici. La storia è forse scontata per un adulto che conosce questo genere di struttura a menadito, ma rimane lo stesso piacevole e ben narrata. D’altro canto una storia drammatica, come quella di A Way Out, non avrebbe funzionato in questo contesto: in un gioco cooperativo la risata è costante e, pertanto, una storia più matura non avrebbe avuto l’attenzione che meritava.
Infinite possibilità
Per riuscire a creare un grande gioco la prima cosa da fare è curare la componente principale del genere di appartenenza. Ad esempio, in uno sparatutto deve essere soddisfacente sparare a prescindere dal bersaglio e da tutte le altre caratteristiche del gioco. In un gioco di corse ovviamente conta il modello di guida, che sia esso simulativo o arcade. In un platform come It Takes Two ciò che conta sono comandi reattivi e precisione nel controllo del personaggio. Il titolo di Hazelight Studios centra entrambi i punti.
Infatti, It Takes Two è un eccellente platform grazie a un sistema di controllo fluido e calibrato che rende piacevole ogni azione. Fin dai primi momenti pad alla mano si avverte una piacevole sensazione di precisione sui movimenti del personaggio; sensazione che rimane quando si effettuano salti, doppi salti e schivate. Stupisce che uno studio di sviluppo che non hai mai creato platform sia riuscito in tale impresa.
It Takes Two – I minigiochi
All’interno di un livello si possono trovare dei minigiochi: si tratta di sfide uno contro uno, solitamente a tempo, pensate per portare un po’ di competizione in questo gioco cooperativo. I minigiochi sono numerosi e, una volta scoperti, possono essere rigiocati dal menù.
Sono presenti minigiochi di tipo platform, guida, sparatutto, corse ad ostacoli, quicktime events e tanto altro. Nel gioco sono anche presenti alcune sfide particolarmente ardue per i giocatori più abili.
Definire It Takes Two un platform è riduttivo. Infatti, difficilmente ho trovato un gioco al cui interno ci sono così tante idee. Nulla di particolarmente innovativo ma non è l’originalità a rendere un gioco bello, ma il modo in cui ciò che è noto e conosciuto viene inserito e contestualizzato.
Gli enigmi e puzzle sono ispirati all’ambientazione e il suo contesto. Per esempio, oggetti comuni come un aspiratore vengono trasfigurati in un cannone, un dinosauro diventa una gru e dei popolari gadget del 2017 un aliante portatile. La banalità viene trasformata in novità, prendendo ispirazione anche da giochi casalinghi come quelli che si facevano da bambini (ma anche da adulti).
It Takes Two si distingue soprattutto per il suo unico gameplay cooperativo. Ogni elemento di gioco è pensato per essere utilizzato esclusivamente in modalità cooperativa con una persona in carne e ossa. Il risultato di questa decisione, un po’ anticommerciale, è un gameplay particolare e diverso da tutti gli altri cooperativi completabili anche da soli.
In ogni livello Cody e May ottengono nuove abilità. Queste vanno usate insieme per superare ostacoli e risolvere enigmi. In questo modo ogni giocatore svolge un tipo di azioni diverso dall’altro, raddoppiando così la longevità.
Un flusso continuo di azione, una dinamicità che mantiene un ritmo altissimo senza mai cadere nella banalità. La poliedricità di questo gioco è una punta di diamante nell’industria videoludica. Un esempio di come non servono team prestigiosi per avere idee geniali, ma semplicemente qualcuno con la passione e l’intenzione di inserirle.
Mondi fantastici
Oltre a varietà di gameplay, It Takes Two offre una grandissima ricchezza di ambientazioni. Fares ha dato sfogo alla sua fantasia creando livelli ogni volta spettacolari visivamente. Non solo da un punto di vista artistico, ma anche da quello tecnico sfruttando e ottimizzando l’Unreal Engine al meglio: il gioco gira a 1440p a più di 60fps (fino a 144fps) con una GTX 1070 e CPU Intel i7 9700K.
I mondi di It Takes Two sono magici e fantasiosi: una versione parallela della realtà in cui l’ordinario diventa straordinario. Ambienti quotidiani trasformati in un paesaggio immaginifico che spiccano per bizzarria. Colorati, luminosi e ricchi di dettagli. Un piacere per occhi e per la mente. Un viaggio nel fantastico che spazia per varietà mantenendo un ritmo elevato, senza mai cadere nel banale o nella ripetizione.
I personaggi sono ben realizzati sia nei modelli che nelle movenze con particolare cura della riproduzione del materiale (essendo giocattoli di diversa fattura), il quale sembra realistico senza però perdere lo stile cartoonesco.
Stupiscono anche i personaggi umani. Non essendo ovviamente ai livelli di un tripla A, sono comunque credibili a livello di volto e animazioni facciali. Quanto basta per riuscire a esprimere le loro emozioni.
Commento Finale
Divertente dall'inizio alla fine It Takes Two è uno dei migliori titoli di quest'anno. Forse l'obbligo di giocare con qualcuno potrebbe far storcere il naso, ma senza questa costrizione non ci sarebbe un gioco con meccaniche così variegate. Seppur la storia non brilli per maturità è una piacevole favola, con quel giusto pizzico di umorismo. Ottimizzato su PC come pochi giochi, visivamente restituisce immagini magnifiche e fantasiose come pochi altri giochi sanno fare.