Quando per arrivare al finale, volente o nolente, ci devi lasciare le penne. Possibilmente col sorriso sulle labbra. Preparati a morire.
Sì, tanto lo so che sei uno di quelli che giocando aCupheadha lanciato il pad contro il muro tante di quelle volte da lasciarci il segno. Massì, ammettilo! L’accettazione è la prima fase per arrivare al successo. Se sei tra i tanti che si sono fermati al secondo stage, stai leggendo l’articolo giusto. Seguimi e ti svelerò l’arcano segreto per vincere in Cuphead.
Niente patti col diavolo!
Che sia questa frase il riassunto della trama o la natura del gioco esso stesso, non si fanno patti con Cuphead. Il gioco dello StudioMDHR uscito nel 2017 mette a durissima prova i tuoi nervi. Ma questo lo sai già. Quello che non sai è che questo gioco non si affronta come affronteresti la classica partita a un Fifa o l’esplorazione in Assassin’s Creed.
In questo cartoonesco titolo run ‘n’ gun dal mirabolante comparto visivo ispirato ai cartoni anni ’20, il giocatore deve mettersi in testa fin da subito che la pazienza deve necessariamente essere la parola d’ordine. Ogni minimo passo deve essere centellinato, in una costante e quanto mai calma osservazione dell’ambiente circostante.
Per quanto il campo visivo risulti essere limitato dalla natura run ‘n’ gun del titolo (quindi a scorrimento laterale), errore fatale è pensare che i nemici compaiano solo da un lato. E invece no! Mostri che ti spuntano da dietro degni dei migliori jump scare, api giganti che ti piombano dall’alto disseminando morte ed esseri molleggianti da ogni anfratto. Risulta quindi chiaro, dopo le prime run finite miseramente imprecando, che non si può pretendere di andare avanti a spada tratta senza fermarsi a riflettere sulla prossima mossa. Pause che si, lo sottolineiamo, devono essere prese in pochi lassi di secondo.
“La preparazione è essenziale per il successo”
Malik Al-Sayf (Assassin’s Creed)
Sbagliando si impara
Affrontare qualsiasi ambito della vita significa fare i conti quotidianamente con gli errori, gli incidenti di percorso. Cuphead non fa eccezione e anzi, ne è foriero. Come le scimmie imparano a mangiare col rametto dopo averlo fatto cadere un’infinità di volte, così imparerai sbagliando. Sbagliando a ripetizione.
Il mondo di gioco, strutturato su una grande mappa colorata, si staglia come fosse un unicum da visitare, dove i vari stage da affrontare si dislocano in modo molto vario e originale. Il trucco per affrontarli al meglio è, appunto, quello più banale: ripeterli più volte. Se l’occhio può essere ingannato dalla frenesia del momento, la mente di certo non lo è. Rigiocando più e più volte lo stesso stage, inizierete a conoscere a menadito ogni salto da compiere, ogni spawn dei nemici e il modo più rapido e indolore per neutralizzarli (o perché no, per scappare!).
Muoio ergo vinco
Ma il nocciolo della questione è ancora più profondo. Se siete arrivati fin qui arrovellati dall’ansia è mio dovere curarla a mò del migliore ansiolitico. Il segreto per vincere in Cuphead è soltanto uno: morire. Sì, morire più volte, come il più classico dei rogue-like. Perché dopo ogni morte, dopo ogni peripezia condita da epiteti d’ogni tipo, avrete accumulato l’esperienza necessaria ad affrontare in scioltezza ogni situazione.
Nello specifico, nel momento in cui vi ritroverete ad affrontare i molteplici boss del gioco, saprete con esattezza ogni sua mossa. Con precisione calcolata, saprete prevedere alla perfezione cosa farà subito dopo e il modo migliore per piazzarvi per evitare il danno e la rovinosa fine. Ogni avversario, da battere necessariamente se volete collezionarne l’anima, possiede un pattern di mosse ben preciso con una percentuale minima di variazione.
Quindi, mio caro testa di coppa della domenica, è proprio il caso di dire che la morte più che la notte ti porterà consiglio, in quello che si prospetta come uno dei più perigliosi viaggi della storia videoludica.
scritto da Gianluca Gelsomini e pubblicato il giorno