Quali persone oneste che sicuramente siete, mai e poi mai vi immaginereste d’ingannare altri giocatori con degli sporchi trucchi. Eppure, è esattamente ciò che Card Shark vi chiede di fare.
Lasciate da parte la morale e abbracciate l’antica arte del barare.
Un onestissimo truffatore
Nella Francia ottocentesca, in cui la monarchia ha le ore contate, un giovane senza lingua vede la sua vita stravolta quando sua madre adottiva viene uccisa per una stupida disputa.
A salvarlo il Conte di Saint-Germain, nobile galantuomo e dall’animo buono dotato della discutibile dote di saper barare al gioco delle carte. Un “mestiere” che vuole insegnare al ragazzo muto, a cui assegna il nome di Eugene.
Inizia così l’avventura di Card Shark, titolo giocatore singolo sviluppato da Nerial e pubblicato da Devolver Digital.
Complotto a corte
Il Conte e il suo apprendista non sono gli unici ingannevoli: un segreto deve essere svelato. Un mistero tale da scuotere il trono del Re di Francia stesso.
Una storia d’intrighi di palazzo, complotti e vendetta. Un affascinante, ma non intricato, affresco narrativo impreziosito da spumeggianti dialoghi, i quali danno vita a personaggi carismatici e interessanti.
All’ottima scrittura è accompagnato uno stile visivo peculiare, curato da Nicolai Troshinsky, il quale riesce a immergere perfettamente il giocatore nei paesaggi pittoreschi del XVIII secolo. Tra ville sfarzose e bagni eleganti, locali poco raccomandabili e teatri dismessi.
L’ultimo tassello del reparto artistico lo aggiunge Andrea Boccadoro, che con le sue melodie eseguite da un’orchestra, mantiene l’illusione e si integra alla perfezione con l’atmosfera del gioco.
Card Shark sorprende per un lavoro artistico ottimo, anche necessario per sopperire a meccaniche di gioco originali ma che lasciano poco spazio alla creatività.
Assi, picche, cuori, quadri
Card Shark insegna a barare a carte. Nei panni di uno sfortunato e muto protagonista, il giocatore deve imparare la sottile e affascinante arte del baro nel gioco delle carte. Una serie di trucchi che garantiscono la vittoria a se stessi o al proprio complice.
A livello di meccaniche questa idea si traduce in una serie di minigiochi in cui è fondamentale il tempismo e la memoria a breve termine.
Prima di ogni partita viene solitamente insegnato un nuovo trucco da parte del simpatico Conte. Il giocatore deve eseguire passo dopo passo le istruzioni, e ripetere la strategia fin quando non viene eseguita senza errori.
Ad esempio, può essere necessario controllare le carte e ricordarsi qual è il seme più forte e mescolare il mazzo in un preciso modo, usando le levette analogiche per spostare le carte.
Le strategie sono in totale 28, anche se le ultime sono spesso varianti di quelle precedenti.
Mantenere la calma mentre si nascondono assi nella manica
Se la pressione non fosse sufficiente, al giocatore viene anche richiesto di essere il più veloce possibile per non rischiare che il truffato si accorga del baro.
In basso allo schermo è presente una barra che indica il livello di allerta della vittima. Questa barra sale abbastanza velocemente e bisogna essere rapidi con i movimenti per non fare notare il trucco. Il tasso di crescita varia in base alla tecnica: alcune sono più discrete di altre.
In caso si venga colti in flagrante (la barra raggiunge il massimo) si può venire uccisi (se si truffa gente poco raccomandabile) o buttati in cella, in cui con buona probabilità, si morirà dalla fame. La morte non è la fine (altro se non gioca al massimo livello di difficoltà in cui la morte è permanente), perché ogni volta che si cade all’inferno, la Morte propone un gioco (molto semplice) per salvare l’anima di Eugene oppure, se non si ama il rischio, pagare un pegno. In entrambi i casi l’avventura riprende prima dell’ultimo incontro a carte.
Soldi facili, facili
In caso il borsello delle monete fosse vuoto, il buon Conte conosce sempre un modo per racimolare un gruzzolo per ritornare in partita. All’inizio è il classico trucco delle tre carte in cui bisogna indovinare la posizione del Re dopo che la sua posizione è stata spostata tramite un veloce movimento di mani. Più avanti, si possono spennare dei ricchi in un vecchio teatro. In questo caso è data al giocatore la scelta di quale strategia utilizzare.
Manca purtroppo la possibilità di ripartire da un checkpoint. Una scocciatura, considerando il fatto che talvolta basta un singolo errore e si perdono tutti i progressi, costringendo a ricominciare da capo.
Esiste un trucco per aggirare questo problema: uscire al menù di gioco prima di perdere una manche. In questo caso la partita viene salvata e potete ripetere la manche quante volte volete (ma con carte diverse ogni volta).
Un gioco di carte in cui non si gioca a carte
In Card Shark non si gioca a carte, mai.
Una contraddizione per un gioco in cui si insegna a barare, per l’appunto, alle carte. Eppure, nel titolo Nerial non viene mai chiesto di giocare effettivamente una partita, anzi, in realtà non vengono nemmeno spiegate le regole. Card Shark limita terribilmente la creatività del giocatore e lo costringe a eseguire i trucchi pedissequamente. Non è possibile inventarsi delle strategie proprie, o utilizzare quelle che si preferiscono.
Una scelta che non condivido, e che rende Card Shark un videogioco dalla storia godibile ma non altrettanto divertente da essere giocato. Un vero peccato che non abbiano messo un vero sistema per giocare a carte. Avrebbe aumentato la rigiocabilità e, magari, portato a una modalità multigiocatori in cui è regolamentare usare imbrogli.
Commento Finale
Card Shark è stilisticamente delizioso. Musica perfettamente a tema con l’atmosfera ottocentesca, con quella musicalità e tonalità da salotto reale, in cui si beve vino costoso e si parla di massimi sistemi. Lo stile bidimensionale è unico e curato. Un dipinto che si muove. Originale e bello da vedere, ma che si perde in un gameplay rigido e in cui non viene lasciata libertà al giocatore, costringendo a completare un minigioco dopo l'altro senza mai realmente giocare a carte.