Quando si pensa ai videogiochi con battaglie su grande scala uno dei primi titoli a cui pensiamo è sicuramente Battlefield. La famosa serie di DICE ed Electronic Arts ha fatto breccia nei cuori di molti giocatori volenterosi di partecipare a conflitti su larga scala, sia a piedi come fante che a bordo di veicoli e velivoli come pilota. Quest’ultima reiterazione della saga porta lo scontro indietro nel tempo fino alla Prima Guerra Mondiale. “La guerra per porre fine a tutte le guerre”, simulando alcuni degli scontri più importanti del grande evento che scosse il mondo.
La modalità singolo giocatore è formata da sette microstorie ognuna con un protagonista diverso e ambientata in luoghi e periodi differenti della guerra. Questo sostituto alla classica campagna è una mossa saggia da parte di DICE, la quale in questo modo può costruire storie più brevi e variegate, raccontando il grande conflitto da più punti di vista e nei suoi diversi atti. Le singole storie sono mediamente ben costruite, grazie a un’ottima regia e una grafica ormai rasenta il fotorealismo.
Tuttavia la DICE non hai mai avuto bravura nel riuscire a raccontare storie memorabili e anche in questo caso, seppur il lavoro sia nettamente migliore rispetto alla disastrosa campagna di Battlefield 4, non riesce a sfruttare appieno il drammatico scenario bellico a cui si ispira. Infatti, le storie sono più delle avventure che dei veri e propri racconti di guerra e a parte “Avanti Savoia”, non si avverte mai il dramma della Grande Guerra per colpa di scene poco realistiche ed estremamente improbabili che sarebbero potute andare bene per storie più frivole ma che mal si adattano a essere raccontate in uno dei più importanti eventi storici del mondo. Difficile fare esempi senza cadere in spoiler, ma ci sono situazioni in cui il protagonista diventa un “One Man Army”, il quale da solo conquista interi forti oppure compie azioni folli e con un alto potenziale di suicidio. Nessuno pretende il realismo storico, difficilmente riproducibile in un prodotto d’intrattenimento di questo genere e tanto meno in una serie che punta molto sulla spettacolarità, ma sarebbe stato preferibile raccontare storie avvenute realmente. Sarebbe stato un modo per provare la maturità del media nel saper raccontare la storia, e ricordare a quelli più giovani cosa è avvenuto meno di un secolo fa.
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Nonostante i difetti di sceneggiatura, la campagna è piacevole da giocare grazie alla sua varietà di azioni e un level design con mappe ampie e aperte, favorevoli a una moltitudine di approcci diversi e alla possibilità di essere affrontate, per buona parte, in modo furtivo. Nel gioco vengono sempre fornite armi e accessori adatti a diverse strategie, da quella più violenta e diretta a quella discreta e silenziosa.
L’approccio furtivo, novità per la serie, è stato ben implementato grazie alla possibilità di segnare i nemici e seguirne la posizione, vedere il loro livello di allerta nonché di lanciare delle esche per attirare i nemici in un punto specifico e attaccarli alle spalle di soppiatto. Questi elementi sono del tutto simili alla serie Far Cry seppur nel gioco DICE questo approccio non offre la stessa varietà del titolo Ubisoft.
Le uniche missioni veramente alla Far Cry sono quelle in “Nulla è scritto”: livelli estremamente aperti i quali permettono al giocatore di decidere la maniera migliore per completare la missione. In una di queste bisogna infiltrarsi in tre campi diversi disposti in una vasta area desertica, in cui è possibile muoversi liberamente sfruttando i diversi mezzi a disposizione e attaccare nella sequenza che si preferisce l’obiettivo. Sotto diversi punti di vista, questa missione è del tutto simile a quando bisogna conquistare un insediamento in Far Cry 4.
DICE ha preso diversi elementi del multiplayer e li ha inseriti contestualizzandoli in maniera appropriata, seppur sia fin troppo evidente che la campagna sia stata costruita basandosi sulle mappe del multiplayer e non l’incontrario. Tuttavia quel giusto tocco di multiplayer combacia perfettamente con lo stile di Battlefield in cui l’azione si svolge quasi sempre in campi aperti e mappe molto vaste.
Lucidatevi gli occhi
Per quanto riguarda il comparto grafico DICE è riuscita a superare se stessa: l’ultima versione del Frostbite Engine riesce a ricreare un mondo verosimile, molto vicino al fotorealismo senza rinunciare alla vastità delle mappe o alla ricchezza dei dettagli. Difficile non rimanere a bocca aperta davanti a uno splendore virtuale di così alta qualità e, se dal punto di vista tecnico DICE aveva già dimostrato di sapere la sua, con Battlefield 1 è riuscita ad alzare l’asticella per quanto riguarda il lato artistico, con scene ricche di colori, sfumature e una fotografia davvero eccellente.
Rispetto ai toni desaturati e “cinematografici” di Battlefield 3, quando avvenne il passaggio alla versione next-gen del Frostbite, DICE ha compiuto passi enormi e in Battlefield 1 possiamo godere di paesaggi meravigliosi con ampie vedute, ognuno degno di essere immortalato e incorniciato su un quadro.
Quando si scende sul campo di battaglia esplosioni, fumi, fuochi, gas e polveri sono resi in maniera eccellente grazie a particellari e una fisica degli elementi di ottima fattura. Gli effetti di luce, che siano di fonte artificiale o dal sole, rendono l’ambiente di gioco ancora più vivo e senza quegli odiosi lens-flare tipici di Battlefield 3.
Le animazioni sono fluide e naturali e sono state aggiunte anche all’entrata e uscita dei veicoli o le postazioni fisse, quando prima semplicemente si appariva per magia dentro il mezzo. Gli elementi distruttibili, seppur non siano ancora calcolati in tempo reale ma semplicemente scriptati, sono stati migliorati molto e ogni volta che viene distrutto un muro questo salta in aria in migliaia di pezzi. DICE è stata inoltre attenta a selezionare cosa è possibile distruggere e cosa no, in modo da non rovinare il design della mappa.
Battlefield 1 è uno dei giochi meglio ottimizzati, sia su PC sia su console, e non è necessaria una configurazione high-end per riuscire a giocare al massimo dei dettagli con un framerate stabile. La mia configurazione di prova composta da un Intel i5 35670k e una Zotac GTX 1070 è stata più che sufficiente per far girare il titolo a Ultra e 1080p, con un frame rate oscillante tra i 70-80 frame al secondo di media con picchi fino anche a più di 100.
Le opzioni nel menu di gioco sono varie a vanno dalla configurazione grafica, in cui tra l’altro è possibile scegliere se utilizzare Directx11 o 12, fino alla possibilità di modificare i comandi e loro posizione su tastiera e mouse fino alla diminuzione o aumento di sensibilità per diversi tipi di fattori. Inoltre è possibile disattivare/attivare alcuni elementi su schermo come i messaggi sulle performance di rete o l’interfaccia di gioco, per chi desidera un’esperienza più realistica.
Aprite le orecchie
DICE non è solo attenta al lato visivo ma lo è ancora di più a quello uditivo. Se possedete un buon impianto surround o cuffie gioirete nel sentire ogni singolo scoppio di fucile, ogni granata che vi esplode a fianco o semplicemente la pioggia che cade. Il suono è aperto, dettagliato, ricco di sfumature e le registrazioni di armi e veicoli sono di altissima qualità.
La colonna sonora che fa da sottofondo si adatta in maniera dinamica a quello che succede nel gioco, passando da marce trionfali a melodie più drammatiche. Dopo le musiche elettroniche di Battlefield 3 e Battlefield 4, ritornano le musiche strumentali come il vecchio tema e diversi altri brani incalzanti e ben orchestrati.
Battlefiled 1 offre anche un sonoro in Dolby Atmos, uno dei pochi titoli ad avere questa opzione seppure siano una manciata le persone a poterne usufruire.
Sul campo di battaglia
Battlefield è sempre stato e sempre sarà un gioco basato sul multiplayer e anche in Battlefield 1 DICE ha puntato molto sulla costruzione di una modalità multigiocatore competitiva solida e appagante, cercando di rimediare agli errori del passato e facendo buon uso delle esperienze passate e dei feedback ricevuti dagli utenti.
Il risultato è eccellente: DICE ha lavorato veramente duro per sistemare tutte le problematiche che affliggevano i precedenti giochi, migliorando la dove necessario e aggiungendo nuovi elementi perfettamente integrati con l’esperienza. Due delle novità principali presenti in Battlefield 1 sono i behemoth (il treno, la corazzata e il dirigibile) e la nuova modalità Operazioni.
I primi sono dei giganteschi veicoli con più postazioni e con possibilità di movimento limitate che vengono forniti alla squadra più in difficoltà. Ad esempio se il nostro team sta perdendo a conquista nel deserto del Sinai in nostro aiuto arriverà un treno a vapore armato di mitragliatrici e cannoni. Questi veicoli speciali sono potenti e difficili da distruggere e per questo il loro uso è permesso solo quando una delle due squadre è vicina alla sconfitta, in modo da tenere sempre alta la tensione e mantenere bilanciata la partita.
Operazioni è una speciale modalità di gioco multiplayer in cui rivivere quattro battaglie avvenute durante la Prima Guerra Mondiale. Ogni partita è formata da due o tre mappe in ognuna delle quali i due team devono scontrarsi, uno alla difesa e l’altro all’attacco. In ogni partita la mappa è divisa in settori ognuno composto da due o tre zone da conquistare se siamo attaccanti o da difendere, ed eventualmente riconquistare se catturate dal nemico, come difensori. Gli attaccanti hanno a disposizione un numero limitato per conquistare tutti i settori e per conquista si riceveranno un tot di ticket extra. Se gli attaccanti falliscono nella conquista di un settore avranno altri due tentativi per trionfare, molto spesso con a disposizione il supporto di un rinforzo come il treno, la corazzata o il dirigibile, a seconda della mappa.
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Questa modalità è la più eccitante perché è quella che ricrea meglio la sensazione di essere in guerra grazie all’alto numero di giocatori (fino a 64) e l’intensità degli scontri. Tuttavia per il momento Operazioni è spesso più favorevole ai difensori che agli attaccanti. Infatti questi ultimi devono riuscire a sfondare prima le linee nemiche, conquistare e mantenere tutte le zone contemporaneamente. Un compito difficile soprattutto perché se la squadra avversaria è ben addestrata è quasi impossibile riuscire a vincere tutti i settori dell’intera mappa senza finire prima i ticket. In particolare su Conquistare l’Inferno, raramente gli attaccanti vanno oltre la prima mappa.
Il bilanciamento è uno degli aspetti molto migliorati rispetto al passato: in Battlefield 3 quando si era contro una squadra formidabile l’unica cosa da fare era farsi massacrare in attesa che l’admin bilanciasse i due team. In Battlefield 1 le mappe sono studiate apposta da non permettere questo tipo di stragi grazie a un maggior numero di strategie possibili e diverse strade percorribili.
Inoltre i soldati hanno classi più bilanciate: il soldato non è più dotato di un fucile d’assalto versatile come una volta né è dotato di un kit medico per curare velocemente sé stesso e gli altri, in Battlefield 1 è un classe molto più aggressiva, da distanza corta e con tutto il necessario per battersi in prima linea eliminando la fanteria come anche i mezzi corazzati, grazie a granate anticarro e cannoni portatili. Il medico è una classe da distanza media, equipaggiata con fucili semiautomatici e kit medici e siringhe per la rianimazione. Questa classe è molto utile in difesa quanto in attacco per dare man forte ai nostri compagni di squadra. Il supporto è forse la meno riuscita: armata della classica mitragliatrice leggera e la sacca di munizioni, l’armamento di cui è dotato lo rende adatto a poche situazioni. Diventa utile quando si utilizza il mortaio, una letale arma in due varianti (una ad amplio raggio per la fanteria e un’altra più potente per i veicoli), efficace quando si vuole allontanare da un obiettivo un gruppo di nemici o stanarli da qualche buca. Il cecchino è rimasto invariato: preciso e letale come sempre con un’aggiunta fondamentale all’uso dei fucili, ovvero la distanza d’impatto. Ogni fucile ha una distanza specifica in cui può uccidere un avversario con un colpo secco a qualsiasi parte sul corpo, senza dover necessariamente colpire alla testa. Questa particolarità se sfruttata bene può rendere lo scout la classe più formidabile e letale del gioco.
La classe geniere non esiste più, sostituita dal pilota e dal carrista. Nonostante chiunque possa pilotare un carro, solamente il carrista è in grado di ripararlo dall’interno tenendo premuto il tasto X e senza farsi sparare fino alla fine della riparazione. Lo stesso discorso vale per il pilota di aerei, seppure difficilmente troverete un aereo a terra, infatti questi appaiono direttamente in cielo.
Il cavallo, nuovo “mezzo” per la serie, ha anch’esso una sua classe dotata di fucile, seppur l’arma migliore rimane la spada e la forza bruta dell’animale, il quale tra l’altro guarisce da solo senza bisogno di essere curato.
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Le mappe hanno un level design nettamente migliorato rispetto al passato e soprattutto hanno la rara particolarità di essere stupende sia da vedere che sia da giocare. Ognuna di queste è fornita di diverse strade, postazioni da fuoco, ripari e si distinguono per tipologie di ambiente, da quello urbano a quello desertico, dalle trincee ai boschi. Ogni mappa è pensata per diversi tipi di approcci per ogni tipo di classe: in tutte ci sono sempre delle buone postazioni per gli amanti dei fucili di precisioni, in particolare sul Monte Grappa dove stando fermi al campo base in modalità corsa è possibile cecchinare fino alla seconda base, per poi, una volta conquista questa, salire in cima al monte ed eliminare dall’alto la squadra nemica, grazie ai numerosi posti in cui stare coperti e la visuale che ricopre l’intera base nemica.
Per gli amanti degli scontri ravvicinati le trincee sono il luogo perfetto, come anche le zone urbane di piccole dimensioni o la foresta delle Argonne.
Per quanto riguarda la qualità dei server DICE è riuscita a raggiungere l’obiettivo di avere un tickrate, ovvero la velocità di aggiornamento dei server, a partire da 60hz. Le partite infatti presentano un netcode migliorato e pochissimo lag. Visto il gran numero di giocatori in tutto il mondo fa piacere che non ci siano i tipici problemi di sovraccarico dei server soliti accadere i primi giorni d’uscita, come accaduto con Battlefield 4 in particolare.
L’esperienza multiplayer è perfettamente godibile ed è sempre possibile accedere in maniera veloce a una nuova partita o una già in corso, senza aspettare minuti di attesa. Non manca inoltre la possibilità di scegliere i server che preferiamo in base al ping, il numero di giocatori, mappa e modalità. Direttamente dal battlelog, ritroviamo la lista dei server preferiti nonché la cronologia.
In futuro sarà anche possibile creare partite personalizzate noleggiando i server direttamente da EA per le migliori prestazioni. Seppur non ancora attivo, sul menù possiamo vedere la modalità hardcore, per i veterani che vogliono il massimo della difficoltà.
Al momento di scrivere questa recensione il mio grado attuale è il sedicesimo con circa 12 ore di gioco. Essendo il multiplayer la componente più duratura nel gioco e quella più soggetta a cambiamenti nel tempo, dedicheremo in futuro articoli più approfonditi sull’argomento analizzando il bilanciamento e la correzione dei problemi.
Tutti i nodi vengono al pettine
Seppur il Frostbite Engine sia uno dei migliori motori di gioco in circolazione, soprattutto per quanto riguarda la leggerezza e la gestione delle risorse di sistema, si porta da tempo dietro una serie di problematiche che sembrano essere irrisolvibili. Battlefield è uno dei protagonisti dei video più divertenti quanto riguarda bug e glitch e, purtroppo, nemmeno l’ultimo lavoro di DICE si esula da questo protagonismo. Seppur saranno corretti man mano con aggiornamenti successivi, capitano diverse volte compenetrazione degli oggetti, animazioni “bizzarre” e armi che spariscono dalle mani, nonché carri armati comandati dall’I.A. che si incastrano sulla strada. Seppur i glitch siano fastidiosi, difficilmente compromettono il gioco in maniera grave e molto spesso sono fonte di qualche risata, sono invece meno spassosi i problemi relativi all’hit-box, ovvero quella sagoma virtuale in cui il nemico subisce danni se colpito. Purtroppo è capitato alcune volte, di sparare ai nemici e vedere i proiettili passargli attraverso. Ho riscontrato questo problema nella missione sul carro durante la campagna e solamente una volta in multiplayer, anche se non è da escludere un problema con la mia connessione.
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L’intelligenza artificiale nemica non è delle migliori ma oramai siamo abituati a vedere nemici bersaglio, incapaci di rispondere adeguatamente al nostro attacco. Consiglio, per la massima esperienza, di giocare la campagna a difficoltà difficile disattivando l’HUD di gioco. In questo modo tutto diventa più realistico, seppur sia molto difficile in alcuni casi proseguire con la missione senza indicazioni su schermo. La campagna, giocata con molta calma e perdendo tempo a scattare le foto, è durata all’incirca sulle otto ore ma mediamente, se giocata con un ritmo più elevato, può essere completata sulle 5-6 ore, a seconda del livello di difficoltà.
Avanti Savoia!
Se siete dei fan di lunga data, sarete probabilmente troppo occupati a conquistare bandiere per leggere questa recensione, se invece siete degli amanti degli sparatutto in prima persona ma non siete convinti che Battlefield 1 sia il gioco adatto a voi, sappiate che rispetto al passato è molto più aperto ai giocatori neofiti e in poco tempo riuscirete a padroneggiare sul campo di battaglia. Battlefield 1 è un videogioco divertente, spesso entusiasmante e incredibilmente bello da giocare, vedere e ascoltare.
Commento Finale
Battlefield 1 si conferma essere il miglior gioco della serie fino adesso grazie a un multiplayer solido, divertente e mappe che si vantano di un eccellente level design. La campagna, seppur non sia il massimo in questo genere e di breve durata, è molto piacevole. Lodi invece per lo straordinario sonoro, per il comparto tecnico e la magnificenza del Frostbite Engine, nonostante si porti ancora dietro quei fastidiosi bug e glitch tipici di questo motore di gioco.